Nel luglio 2015 ho aperto Partita IVA per l’esercizio della professione come libero professionista (consulente finanziario). Il mio commercialista mi ha inserito nel regime dei minimi, per avere un’agevolazione, visto il passaggio da dipendente. Ogni 3 mesi ho versato 840 euro di contributi INPS.
È corretto mantenere tali versamenti pur con un fatturato inferiore a 30.000 euro? Non si calcolano in base a una percentuale del 20% del fatturato? Inoltre, dovrei pagare anche un’aliquota minima del 5% per quanto riguarda l’Irpef?
Il consulente finanziario, che opera in veste di agente o mandatario deve essere iscritto all’Inps, presso la gestione degli esercenti attività commerciali così come previsto dall’art. 1, comma 196, della L. 662/1996. Ciò significa che, come chiarito dalla Circolare INPS n. 15 del 29.01.2016, per questa attività, in merito al 2016 sono dovuti contributi fissi pari a:
- 3.543,05 euro per i titolari di età superiore a 21 anni;
- 3.076,61 euro per i titolari con età inferiore a 21 anni.
Questi versamenti vengono ripartiti in 4 rate con le seguenti scadenze:
- 16 maggio;
- 20 agosto;
- 16 novembre;
- 16 febbraio.
Nel momento in cui il reddito percepito dal contribuente ecceda il “minimale” indicato dalla Circolare e pari ad euro 15.548,00, su tale eccedenza è dovuta una percentuale pari al 22,74% per i titolari con età superiore ai 21 anni e del 19,74% per quelli con età inferiore.
Dunque la contribuzione dovuta da un consulente finanziario, ai fini INPS, non varia a seconda del fatturato salvo questo ecceda il minimale: in tal caso infatti, sulla differenza si applicano le aliquote su indicate pur rimanendo fermo l’obbligo della contribuzione fissa.
Ai fini delle imposte dirette invece, il contribuente “minimo” è soggetto ad imposta sostitutiva del 5% sulla differenza tra quanto incassato nell’anno per svolgimento della propria attività e le spese affrontate.
Valerio Ottaviani – Dottore Commercialista, Revisore Legale
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