Finanziamenti start-up innovative: solo il 25% delle nuove imprese italiane riesce a ottenere investimenti da venture capital o private equity. Nel 2014 si parla di un netto 89% (133 mln di euro su 149 mln), come ha rilevato dall’Università Bocconi di Milano. L’indagine (pubblicata in anteprima da Agendadigitale.eu) ha analizzato gli investimenti in 2.937 start-up su un totale di 3.179 start-up innovative registrate in Italia. Dei 149 milioni raccolti, 93 mln sono investimenti in capitale e 56 mln finanziamenti a debito (prestiti da soci, banca e via dicendo).
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Start-up finanziate
La ricerca evidenzia alcune caratteristiche delle start-up che ricevono finanziamenti: rispetto alle altre, hanno una concentrazione maggiore di soci industriali nell’azionariato e venture capital (66,9% contro 27,7%), con una netta prevalenza della prima sulla seconda (46,6% contro 20,3%). Si delinea quindi una nuova forma di co-partecipazione fra venture capital e imprese (corporate venture capital), che conferma come le aziende vedano spesso nelle start-up una strada per l’innovazione.
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Le start-up che ricevono più finanziamenti hanno anche ricavi, asset e numero di dipendenti generalmente maggiori rispetto alle concorrenti. Nel complesso, secondo Carlo Cennamo (docente Bocconi), si tratta comunque di una cifra:
«irrisoria, in quanto non adeguata a sostenere lo sviluppo di progetti altamente innovativi delle start-up». E solo «poche, selezionate start-up ricevono finanziamenti molto alti (450.000 in media)».
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Start-up in Italia
La fotografia delle start-up italiane: si concentrano per lo più nel Nord (55,9%, contro il 21,7% del Centro e il 22,5% di Sud e Isole), il settore più rappresentato è l’Informatica (40%), seguito da R&S (29%) e Manifatturiero (18%). In media, hanno 18 mesi di vita, quattro soci, un dipendente. Il 95% ha almeno un individuo fra i soci, il 31% un’altra società fra i soci, il 51% almeno un venture capitalist.