Il prezzo dell’energia elettrica per le imprese italiane è il più alto d’Europa. Nel 2006 gli imprenditori italiani hanno speso 5925 milioni di euro in più rispetto al resto d’Europa.
A rivelarlo è il Rapporto realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato che ha analizzato la spesa in energia elettrica sostenuta dalle aziende italiane.
In particolare, il costo affrontato per l’energia elettrica dalle nostre imprese è superiore del 52,6% rispetto alla media dei Paesi Ue.
Ad avere la peggio sono le aziende che hanno sede in Lombardia, con un maggiore esborso all’anno pari a 1426 milioni di euro. A seguire le imprese del Veneto (con 663 milioni) e quelle del Piemonte (con 585 milioni).
In linea generale, è il Nord Ovest a detenere il triste primato, mentre il Centro ha differenze di costo più basse (restando comunque a livelli molto alti).
«6 miliardi l’anno rappresentano un intollerabile gap di competitività per le nostre aziende, soprattutto per quelle di piccole dimensioni. I maggiori costi dell’energia elettrica sopportati dalle PMI dipendono, oltre che dai ritardi nella liberalizzazione del mercato, anche da un sistema di tassazione dell’energia sperequato tra piccole e grandi imprese. Come se non bastasse, nella bolletta dei piccoli imprenditori si scaricano anche gli oneri generali di sistema che comprendono alcuni “sconti” e vantaggi accumulati dai grandi consumatori di energia», così ha commentato Giorgio Guerrini, Presidente di Confartigianato.
Il Rapporto di Confartigianato rivela, inoltre, che la differenza dei costi con l’Europa è cresciuta dai 3744 milioni di euro nel 2005 ai 5925 milioni dello scorso anno, registrando un aumento del 57,8%.