Presentata in occasione del Festival del Lavoro l’indagine “Smart working, produttività e conciliazione” condotta dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro: dai dati emerge come il lavoro agile stia prendendo sempre più piede, soprattutto nelle aspettative dei lavoratori alle quali le imprese sono chiamate ad adeguarsi, soprattutto per evitare la fuga di talenti.
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Normativa
Il Rapporto ricorda come la prima regolamentazione del lavoro agile sia arrivata con il disegno di legge (Atto Senato n. 2233) approvato in via preliminare il 28 gennaio 2016 dal Consiglio dei ministri ed ora in corso di esame Parlamentare. Il disegno di legge “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato” ha infatti introdotto, al titolo 2, nel diritto del lavoro la modalità di “lavoro agile” per i dipendenti subordinati siano essi dipendenti del settore pubblico sia del settore privato.
Il legislatore ha introdotto così:
“l lavoro agile quale modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementarne la produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
La prima grande novità, sottolineano i Consulenti del Lavoro:
“Consiste nell’introduzione di un modello di subordinazione non più fondato sul controllo spazio-temporale della prestazione lavorativa ma sulla performance e sul risultato. In questo consiste infatti l’obiettivo del legislatore è quella di favorire la produttività riconducendo il controllo sulla prestazione lavorativa all’output della stessa e non semplicemente alla presenza del lavoratore”.
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Osservatorio Smart Working
Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio, nel corso del 2015, su un totale di 22, 5 milioni di occupati:
- circa 1 milione (4,4%) ha lavorato da casa almeno un giorno a settimana;
- 764 mila persone (3,4%) due o più volte a settimana;
- 219 mila soggetti (1%) un solo giorno a settimana.
A lavorare da casa sono prima di tutto i lavoratori autonomi (13,4%) e i collaboratori (9,9%), mentre tra i dipendenti, su un totale di circa 17 milioni solo l’1,5%, 171 mila unità, hanno lavorato da casa almeno un giorno. A prediligere il lavoro agile, a sorpresa, sono i lavoratori con età anagrafica maggiore: rispetto alla classe di età 35-54, la quota di lavoratori agili cresce al crescere dell’età arrivando al 3,5% nelle donne dipendenti di età compresa fra i 65 e 74 anni.
Il maggior numero di lavoratori in smart working si concentra, come è facile intuire, nei settori ICT (4,3%), seguito dal settore dell’istruzione (2,5%) e dai servizi collettivi e personali (1,9%).
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