Nella prossima Legge di Stabilità, ci saranno «ulteriori interventi di defiscalizzazione del salario di produttività»: parola del ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. L’occasione è stato il convegno Cisl dedicato al rilancio dell’Industria italiana (Milano, 18 luglio) a pochi giorni dalla firma dell’accordo fra sindacati confederali e Confindustria sui premi di produttività anche nelle imprese senza rappresentanza sindacale, situazione frequente nelle PMI.
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L’attenzione del Governo verso ulteriori stimoli al salario di produttività è stata a più riprese ribadita dal ministro Calenda nelle ultime settimane. L’esecutivo va così incontro a una richiesta delle parti sociali.
Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, sottolinea il ruolo che il sindacato confederale ha avuto sul tema, e in generale nello sviluppo della contrattazione di secondo livello e avanza poi una richiesta precisa: «un po’ di salario nel primo livello dobbiamo metterlo». Fra le proposte Cisl, quella di superare il tetto dei premi a cui si possono applicare detassazione e decontribuzione del salario di produttività.
Gli incentivi al salario di produttività sono anche uno dei cavalli di battaglia del neo-presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, secondo il quale il tema rappresenta
«un punto di caduta che potrebbe vedere insieme noi e il sindacato, in un atteggiamento di corresponsabilità. È uno dei nodi di sviluppo su cui costruire una politica industriale». Boccia rassicura anche i sindacati sul fronte dei salari: «non prendiamo la produttività come alibi per diminuire i salari. Al contrario, l’obiettivo è farli crescere».
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Ricordiamo che l’accordo del 15 luglio sulla produttività prevede che le imprese, in primis quelle di minori dimensioni che non hanno una rappresentanza sindacale interna, possano erogare premi di produttività, e usufruire quindi della detassazione prevista dalla Legge di Stabilità (aliquota al 10%, ma a condizione che il salario di produttività sia regolato da accordi aziendali o territoriali).
In base all’accordo, le imprese devono verificare l’incremento attraverso indicatori numerici appositamente individuati e fondati su idonei riscontri documentali aziendali. E, in attuazione dell’accordo, informano i lavoratori attraverso comunicazione scritta dell’istituzione del premio di risultato, precisando il periodo di riferimento, la composizione del premio e gli indicatori adottati, la stima del valore annuo medio pro capite del premio, le modalità di versamento, compresa la possibilità, a scelta del lavoratore, di incassarlo tramite servizi di welfare aziendale.
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Infine, le imprese trasmettono la comunicazione anche al Comitato che viene a sua volta istituito in attuazione dell’accordo, del quale fanno parte un rappresentante per ogni confederazione sindacale e imprenditoriale, con il compito di valutare la conformità della comunicazione.
Secondo i dati forniti dal ministero del Lavoro, sono 13.543 i contratti aziendali e territoriali depositati redatti secondo le norme per la tassazione agevolata (dati aggiornati al 15 luglio scorso). Di questi, 10mila 574 si riferiscono a premi di risultato e partecipazione agli utili relativi al 2015, 7mila 907 perseguono obiettivi di redditività, 6mila 121 di qualità. La Regione con più contratti di produttività è la Lombardia, 3mila 860, seguita da Emilia Romagna, 2mila 245, Veneto, 1931, Piemonte, 1202.
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