A ottobre gli Italiani si recano alle urne per votare un referendum costituzionale per approvare o respingere la Riforma della Costituzione contenuta nel Ddl Boschi, già approvata in doppia lettura da Camera e Senato.
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Riforma Senato
La parte più importante del Ddl Boschi prevede la Riforma del Senato, che si propone di mettere fine al bicameralismo perfetto, rendendo la Camera l’unico organo eletto dai cittadini a suffragio universale diretto e l’unica assemblea preposta all’approvazione delle leggi ordinarie e di bilancio e ad accordare la fiducia al Governo.Il Senato mantiene la sua competenza legislativa, ma la possibilità di approvare, abrogare o modificare leggi riguarda soltanto un numero limitato di ambiti.In tutti gli altri casi, il Senato può proporre modifiche solo dopo l’approvazione della legge mediante emendamenti, che la Camera non sarà obbligata ad accettare. Il Senato continua inoltre a partecipare all’elezione di due giudici costituzionali, del presidente della Repubblica e dei membri laici del Consiglio superiore della magistratura.
A cambiare sarà poi la composizione del Senato, che passa da 315 a 100 membri scelti dalle assemblee regionali tra i consiglieri che le compongono e tra i sindaci della regione.
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Presidente Repubblica
Viene poi modificata la modalità di elezione del Presidente della Repubblica, alla quale parteciperanno solo le Camere in seduta comune, con maggioranza di almeno due terzi dei componenti fino al quarto scrutinio, poi basteranno i tre quinti. Dal settimo scrutinio basterà la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
CNEL
Disposta l’abolizione del CNEL (Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro), l’organo ausiliario previsto dalla Costituzione che ha una funzione consultiva per quanto riguarda le leggi sull’economia e il lavoro.
Titolo V
Viene proposta una riduzione dell’autonomia degli enti locali a favore dello Stato centrale: l’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni.
Referendum Costituzionale
Il referendum costituzionale, previsto dall’articolo 138 della Costituzione italiana, per essere valido non ha bisogno di raggiungere il quorum, a differenza di quanto avviene con il referendum abrogativo. Il ricorso allo strumento di un referendum costituzionale si è reso necessario poiché il Governo non ha raggiunto almeno i due terzi dei componenti di ciascuna ala del Parlamento.
Favorevoli
A schierarsi con il sì c’è in prima linea Confindustria ritenendo la riforma positiva per le imprese:
«guarda all’interesse generale del Paese nel medio-lungo periodo e va sostenuta, quindi, a prescindere dalla situazione politico-elettorale del momento. È senz’altro migliorabile, ma è pre-condizione indispensabile per realizzare quelle riforme necessarie al rilancio della crescita», spiega il Consiglio Generale.
Secondo gli industriali, il superamento del bicameralismo paritario porterà:
- maggiore stabilità e governabilità del Paese;
- qualità dell’attività legislativa, riduzione del time-to-market delle politiche pubbliche;
- semplificazione e modernizzazione dei rapporti tra livelli di Governo, più collaborazione tra Stato e autonomie e superamento della logica dei veti;
- introduzione di misure di efficientamento della finanza pubblica, controllo sulla quantità e qualità della spesa degli enti regionali e locali.
Contrari
A schierarsi con il no sono tutte le forze che si trovano all’opposizione, ritenendo che il superamento del bicameralismo paritario possa far strada in Italia a un nuovo autoritarismo, con un ristretto dibattito democratico e parlamentare, soprattutto nella combinazione tra Riforma Costituzionale e nuova legge elettorale: prevedendo questa un ampio premio di maggioranza alla Camera per il partito con più voti, di fatto il Governo diventerebbe comparativamente più forte.
Poi ci sono le critiche formali e sostanziali dei costituzionalisti, come quella di aver approvato la riforma senza un ampio consenso parlamentare, ma con una maggioranza ridotta, in particolar modo al Senato e quella di aver ridotto troppo i poteri del Senato annullando di fatto la sua funzione di raccordo tra stato e amministrazioni locali. La modifica del Titolo V ridurrebbe inoltre l’autonomia delle Regioni, lasciando un numero eccessivo di poteri allo Stato.
Con la Riforma proposta, la procedura legislativa diventerebbe troppo complessa, a differenza di quanto proclamato; così ritengono i 56 costituzionalisti che hanno pubblicato una lettera aperta per invitare a votare “no” al referendum:
«Leggi bicamerali, leggi monocamerali ma con possibilità di emendamenti da parte del Senato, differenziate a seconda che tali emendamenti possano essere respinti dalla Camera a maggioranza semplice o a maggioranza assoluta».
Per approfondimenti: Ddl Boschi.