Stop al monopolio SIAE sui diritti d’autore: lo hanno chiesto in una lettera a Matteo Renzi 349 tra startup, incubatori e acceleratori nell’ambito di un’iniziativa promossa da Soundreef, che si occupa di copyright musicale: fondata da due Italiani e con sede a Londra e in Italia, non ha il permesso di operare se non come società straniera, nonostante una direttiva europea (26/2014) imponga agli Stati Membri l’apertura del mercato. Andava recepita entro lo scorso 10 aprile, ma il Governo non si è mosso in alcun modo.
La direttiva UE è sostanzialmente una liberalizzazione, che prevede l’apertura del mercato dei diritti d’autore. Gli artisti devono poter scegliere da quale organismo far gestire i propri diritti, mentre invece la legge italiana prevede ancora il monopolio SIAE, la società italiana autori ed editori. Soundreef ha messo a punto un algoritmo che gestisce i diritti d’autore in modo molto efficiente: tempi di pagamento brevi (qualche settimana, la SIAE ci mette da uno a due anni), ripartizione basata sui brani effettivamente trasmessi grazie a un meccanismo di analytics, un sistema digitale chiaro e trasparente (la SIAE utilizza invece un sistema forfettario).
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La lettera inviata a Renzi chiede al Governo di recepire la direttiva UE e introdurre in Italia la liberalizzazione del mercato dei diritti d’autore. Due i modelli ipotizzati.
- Completa liberalizzazione: qualsiasi operatore riconosciuto dalla Intellectual Property Office può stare sul mercato e l’organismo non ha il potere istituzionale di risolvere eventuali controversie.
- Creazione di uno organismo di controllo ad hoc: regolamentazione stretta ma anche apertura del mercato a operatori diversi dalla SIAE.
La liberalizzazione consentirebbe anche l’ingresso di nuovi capitali in un mercato ingessato come quello dei diritti d’autore musicali. La situazione attuale invece prevede che solo la SIAE possa gestire i diritti in Italia, anche se non si può impedire a una società straniera (come Soundreef) si lavorare nel Paese. Insomma, non un bel modo di attirare capitali, in un settore in cui invece l’innovazione non può che portare nuova linfa.
La campagna prosegue anche sui social network, con hashtag #Fraceschini ripensaci e un video realizzato da 18 startup (CheckMoov, Whoosnap, Crowdbooks, Fairbooks, Nextwin, BaaSBox, Majeeko, Tutored, Interactive Project, Bulsara, Bemyguru, Moovenda, AdEspresso, Qurami, Babaiola, Nausdream, Verticomics) che spiegano le proprie ragioni.
Per approfondimenti: Direttiva 2014/26/UE