Dai risultati della seconda edizione del Rapporto “PMI Mezzogiorno 2016” emerge un quadro piuttosto incoraggiante delle piccole e medie imprese del Sud d’Italia con un ritorno della fiducia da parte degli imprenditori, 1.200 startup innovative e un potenziale che vale almeno il doppio.
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Giovani
Dalla ricerca, curata da Confindustria e Cerved con la collaborazione di SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno e presentata presso il Centro Polifunzionale studenti dell’Università degli Studi di Bari, emerge inoltre una realtà di PMI sempre più guidate dai giovani: oltre il 40% delle giovani imprese sono attive proprio nel Meridione e le prime sei province per presenza di imprenditori giovani sono al Sud.
Startup innovative
In Italia risultano iscritte al Registro speciale delle startup innovative oltre 5 mila imprese e si stima che vi siano altrettante imprese potenzialmente innovative non iscritte. Con riferimento al Meridione, alle 1.200 iscritte vanno aggiunte le 1.000 non iscritte per un totale di oltre 2.200 startup con potenziale di innovazione con sede al Sud, l’1,1% delle “vere” nuove società di capitale nate dopo il 2008. Analizzando la distribuzione territoriale delle imprese innovative:
- 3/4 delle società ad alta innovazione non iscritte ha sede in Campania (327), Puglia (224) o Sicilia (189);
- in Campania, Puglia e Basilicata il numero di startup innovative stimate supera quello delle iscritte.
Fatturato e sofferenze
Secondo quanto emerge dal Rapporto:
- il fatturato complessivo di 125 miliardi di euro (pari al 14,9% di quello nazionale) con un valore aggiunto di oltre 27 miliardi (14,6% di quello nazionale);
- il 55,3% del fatturato è stato prodotto da piccole imprese, soprattutto in Puglia (59,1%), Molise (59,1%) e Calabria (57,3%);
- il 44,7% del fatturato è stato prodotto dalle medie imprese, soprattutto in Basilicata (46,3%) e Sardegna (45,7%);
- i debiti finanziari contratti ammontano in totale a circa 42 miliardi (il 16,4% del totale nazionale);
- il 10,4% delle PMI meridionali ha accresciuto il proprio fatturato con tassi superiori al +5% ed è caratterizzato da un grado di rischio di bilancio nell’area di solvibilità (17,1% a livello nazionale).
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In aggiunta, mentre calano significativamente (e per la prima volta dall’inizio della crisi) i fallimenti, le altre procedure e le liquidazioni, entro il 2017 è atteso un calo deciso delle PMI in sofferenza al 4% (contro una media nazionale del 2,6% e un attuale 5,1% contro una media nazionale più bassa di due punti) ed una crescita del fatturato del +3,1%. Il Rapporto sottolinea e ricorda come nel 2014 si sia assistito ad un record negativo di oltre 3.200 imprese fallite in Italia, delle quali 628 solo nel Mezzogiorno. Fa ben sperare quindi il dato del 2015 che mostra un’inversione di tendenza: i fallimenti delle PMI in Italia sono stati circa 2.500 (-22,7%) e nel Mezzogiorno 481 (-23,4% i fallimenti, -26% le liquidazioni e -24% le altre procedure).
Analisi settoriale e territoriale
- Su un totale di 1 milione e 600 mila imprese attive, l’89,9% non supera i 9 addetti;
- le società di capitali sono 270 mila, delle quali 25 mila sono PMI;
- la forza lavoro è di 632 mila addetti (dati 2013);
- il 20,1% delle PMI meridionali opera nel settore dell’industria, contro il 29,7% a livello nazionale;
- quelle operanti nella produzione di beni di largo consumo sono il 4,6% contro il 3,2% nazionale;
- quelle dell’automotive il 2,9% contro il 2,1% nazionale;
- la quota di PMI manifatturiere è pari al 29,6% in Abruzzo, in linea con la media nazionale, al 13% in Calabria, al 13,9% in Sardegna e al 14,8% in Sicilia.
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