Il bonus di 80 euro non sembra aver avuto effetto sul cuneo fiscale italiano, che resta fra i più alti del mondo: secondo il Taxing wages 2016 OCSE, il peso delle tasse sul lavoro in Italia è addirittura salito: al 49% sopra la media OCSE del 35,9%, al quinto posto, – dietro a Belgio, Austria e Germania, a pari merito con l’Ungheria – nella speciale classifica europea. Non solo: le tasse sul lavoro hanno segnato un rialzo a +0,8% nel 2015, secondi solo al Portogallo, dove però il cuneo fiscale è più basso, al 42,1%. Il trend è in costante aumento dal 2000 (quando era al 47,1), mentre nei paesi OCSE è diminuito.
=> Tasse PMI: Italia sul podio per costo del lavoro
Considerando una famiglia monoreddito con due figli, il cuneo fiscale italiano è sul terzo gradino del podio, al 39,9%, dietro a Francia e Belgio, mentre la media OCSE è pari al 26,7%. Anche qui, si registra una crescita rispetto al 2014, quando la Penisola era al quarto posto. Il cuneo è più basso rispetto a quello sul singolo lavoratore per l’impatto delle varie detrazioni e agevolazioni per famiglie con figli.
E le tasse che paga il lavoratore (al netto di quelle pagate dal datore di lavoro)? L’Italia scende in classifica al settimo posto, con un’imposizione del 32,6% contro una media del 25,5%. Davanti a noi, Belgio, Germania, Danimarca, Austria, Ungheria e Slovenia. In pratica, lo stipendio netto di un lavoratore italiano è pari al 67,4% dell’imponibile (considerato già al netto di quanto pagato dal datore di lavoro). Nel caso di una famiglia con due figli, il peso delle tasse sul lavoratore scende al 20,6%, contro una media del 14,6% (il posizionamento in classifica resta il settimo). Quindi, il netto che un lavoratore di porta a casa in Italia è pari al 79,4% dell’imponibile, contro l’85,4% della media OCSE.
In definitiva, il costo del lavoro in Italia è così composto:
- imposte sul reddito 17,5%,
- contributi a carico del dipendente 7,2%
- contributi a carico del datore di lavoro 24,3%.