Nel Documento di Economia e Finanza (DEF) emanato in questi giorni dal Governo, viene confermata la volontà dell’Esecutivo di procedere con la Riforma del Catasto, ma non si prevede un completamento prima di un paio di anni. Stavolta però, dopo il flop della delega fiscale dello scorso anno, sembra che il Governo faccia sul serio, tanto che nel DEF è stata inserita la roadmap che definisce i passi necessari per raggiungere l’obiettivo della Riforma del Catasto entro il 2018.
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Il primo passo sarà quello di effettuare una complessa fase di studio preliminare volta a valutare in modo accurato gli effetti di gettito e distributivi sui contribuenti. Nel DEF si legge che la revisione dei valori catastali sarà oggetto di interventi più generali e organici, che si rendono necessari, al termine delle complesse operazioni di allineamento delle basi dati:
Nell’immediato, con la Legge di Stabilità 2016 il Governo ha inteso privilegiare interventi in aree particolarmente critiche attinenti al processo di determinazione della rendita catastale degli immobili a destinazione produttiva e industriale (cd “imbullonati”, classificabili nei gruppi catastali D ed E). La misura, oltre a costituire un passo in avanti nel processo di revisione degli estimi delle categorie di fabbricati soggette a “stima diretta”, definisce un criterio univoco di individuazione delle tipologie di macchinari e impianti che non devono essere considerate ai fini del calcolo della rendita e consente la risoluzione di significative criticità tecnico-estimative nel processo di determinazione della rendita catastale dei fabbricati produttivi”.
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Per quanto riguarda le attività legate all’accatastamento delle unità immobiliari negli archivi catastali e alla determinazione e accertamento della relativa rendita, i Comuni posso richiedere all’Agenzia delle Entrate la revisione del classamento delle unità immobiliari private site in microzone comunali qualora riscontrino una discrepanza nel valore medio di mercato. Finora tale procedura è stata richiesta da 17 Comuni, tra cui i capoluoghi di Roma, Milano, Bari, Lecce e Ferrara, con un incremento complessivo della rendita di circa 184 milioni.
I Comuni possono inoltre avviare la procedura di revisione puntuale dei classamenti incoerenti per intervenute variazioni edilizie, come fatto fino ad oggi dal 17% dei Comuni italiani (circa 1.300): nel 67% dei casi è stata accertata la necessità di procedere a un aggiornamento catastale, con conseguente incremento della rendita complessiva, pari a circa 181 milioni.
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