Il tanto auspicato ricambio generazionale è arrivato, almeno nelle imprese. Lo rivela la Banca d’Italia, nell’indagine annuale sulle industrie e i servizi relativa all’anno 2006.
Rispetto al 2002, il quadro offerto dallo studio è di una classe dirigente più giovane, con una percentuale di capi azienda over 65 che cala di 15 punti, arrivando al 22,3%. A crescere sono i dirigenti d’età compresa fra i 36 e i 55 anni, che toccano il 44,2% rispetto al 29,1% di 4 anni fa.
Un rinnovamento che, secondo l’analisi, ha dirette conseguenze sulla redditività delle aziende: il 69,6% delle imprese guidate da persone più giovani è in utile, contro 67,1% di quelle che hanno a capo persone sopra i 65 anni d’età.
Non solo: al cambiamento demografico si accompagna anche una diversa distribuzione dei titoli di studio conseguiti. Se nel 2002 i leader d’impresa che avevano concluso solo le scuole medie inferiori erano ancora al 22,3%, ora questi sono solo il 9% del campione analizzato.
A scendere è anche il numero di licenze di scuola media superiore, a tutto vantaggio di capi d’azienda con diplomi di laurea o titoli post-lauream (come master e dottorati). I primi toccano una quota del 40,7%, in crescita di quasi 18 punti percentuali rispetto a quattro anni fa, i secondi salgono al 4,9%. Insomma, la nuova generazione dei leader d’impresa è più preparata e più istruita: quasi una persona su due ha conseguito un titolo di studi superiore, una crescita vertiginosa rispetto a poco tempo fa.