Il Senato ha approvato la trasformazione in legge del Decreto Banche, che contiene la riforma del Credito Cooperativo e le misure per la garanzia dello Stato sui crediti in sofferenza: il Governo ha posto il voto di fiducia per accelerare i tempi (la scadenza per l’approvazione era il 15 aprile), l’aula di Palazzo Madama ha votato con 171 sì, 105 no, un astenuto. Vediamo una sintesi delle principali misure.
Riforma Credito Cooperativo
Si tratta della norma che prevede l’obbligo per le banche di Credito Cooperativo che non hanno almeno 200 milioni di euro di riserve di aderire a un gruppo capitanato da una SpA con almeno 1 miliardo di euro di patrimonializzazione. Gli istituti che non vogliono aderire alla holding, e avevano la patrimonializzazine richiesta (200 milioni di euro) al 31 dicembre scorso, avranno 60 giorni di tempo dall’entrata in vigore della legge di conversione per esercitare l’opzione di way out, chiedendo alla Banca d’Italia la trasformazione in SpA. E’ prevista una tassa straordinaria pari al 20% del patrimonio netto. E’ prevista la costituzione di un fondo ad hoc per la fase di transizione delle BCC.
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Cartolarizzazioni crediti in sofferenza
Si tratta del recepimento delle direttive europee sulla solidità del sistema bancario: è prevista una garanzia pubblica sui crediti in sofferenza (Garanzia cartolarizzazione crediti in sofferenza – GACS). La garanzia pubblica copre la parte meno rischiosa del credito. In base a una novità inserita alla Camera, il sottostante della cartlorizzazione può essere rappresentato anche da crediti in sofferenza degli intermediari finanziari. Ci sono paletti precisi di rating, il prezzo della garanzia è di mercato, a fronte della cartolarizzazione va pagata una commissione epriodica allo Stato.
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Altre misure
Agevolazioni per le compravendite immobiliari nell’ambito di aste giudiziarie estese anche ai privati, solo per l’acquisto della prima casa: uno sconto sull’imposta di registro, ipotecaria e catastale, che si paga in misura fissa di 200 euro, che nella versione originaria del decreto era riservata alle imprese che si impegnavano a rivendere l’immobile entro due anni, e ora è invece riconosciuto anche ai privati per l’abitazione principale. C’è una norma anti anatocismo (il pagamento degli interessi sugli interessi), che vieta la capitalizzazione degli interessi con cadenza inferiore all’anno, e prevede che non si possano calcolare interessi sugli interessi debitori.