Un grande contribuente rischia mediamente un controllo fiscale ogni due anni e mezzo, una piccola impresa o un lavoratore autonomo invece viene sottoposto ad accertamenti una volta ogni 55 anni: il dato emerge dall’analisi dei risultati 2015 diffusi lo scorso primo marzo dall’Agenzia delle Entrate. Nel corso dell’anno, il Fisco ha effettuato controlli su circa 110mila piccole imprese o lavoratori autonomi, su una platea di oltre 6 milioni di contribuenti. Significa l’1,8%.
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Si tratta di una copertura inferiore a quella programmata e in calo dal 2014, quando il 2,83% di piccole imprese sottoposte a controllo fiscale era comunque stata considerata insufficiente dalla Corte dei Conti, che aveva rilevato come tale percentuale corrispondesse a un controllo fiscale ogni 33 anni. Visti i numeri 2015, la nuova probabilità sale a un controllo ogni 55 anni. Troppo poco, se paragonato al 39% di accertamenti effettuati sui gran contribuenti e al 14,3% sulle imprese di media dimensione.
Gli accertamenti 2015 a carico di piccole realtà hanno fatto incassare circa 1,7 miliardi di gettito, livello analogo a quello 2014, mentre i controlli sui grandi gruppi (che sono stati circa 1200), hanno portato un incasso di 2 miliardi.
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In genere, i controlli fiscali nel 2015 hanno fruttato circa 14,9 miliardi, una cifra che prosegue il trend ascendente già registrato negli scorsi anni. Positivi i risultati della compliance, ovvero la strategia di collaborazione fra fisco e contribuente: a fronte di circa 305mila comunicazioni, più di 156mila cittadini, quindi più della metà, hanno già accolto l’invito del Fisco a rimediare a un errore o a una dimenticanza in tempi brevi e con sanzioni ridotte, versando spontaneamente circa 250 milioni di euro.
Infine, i dati sulla mediazione tributaria: cresce il numero di procedimenti, circa 115mila, di cui oltre la metà, circa 61mila, vengono risolti senza andare in giudizio. I giudizi tributari sono di conseguenza scesi del 53%.