Una super banca dati contro l’evasione fiscale internazionale, realizzata attraverso le informazioni contenute nelle 129mila pratiche di voluntary disclosure: si chiama Cover, e verrà utilizzata dall’Agenzia delle Entrate per fare analisi ed elaborazioni e future attività di contrasto all’evasione. L’anticipazione è di ItaliaOggi, che spiega anche come verranno utilizzati i dati che il Fisco sta caricando nella nuova banca dati.
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Le informazioni raccolte veranno utilizzate per attività di analisi e di rilevazione statistica delle condotte evasive più diffuse di allocazione all’estero di risorse e investimenti, per la profilazione di fenomeni ad alta pericolosità fiscale, e anche per monitorare le attività che sono state oggetto di emersione. In parole più semplici, la voluntary disclosure è servita ad accendere i riflettori del fisco su tutta una serie di pratiche di evasione fiscale internazionale, sulle quali ora si mantiene alta l’attenzione.
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Nella banca dati vengono inserite le informazioni relative alle informazioni generali sui contribuenti, le attività estere detenute che sono state oggetto di regolarizzazione, gli apporti effettuati negli anni di evasione con i dati relativi a fonte, paese di origine e provenienza economica. Tutte informazioni che vengono poi analizzate per studiare le condotte evasive e profilare i fenomeni ad alta pericolosità sociale.
Ricordiamo che alla voluntary disclosure, la procedure di collaborazione volontaria per l’emersione di capitali detenuti all’estero che si è chiusa il 30 novembre 2015, hanno aderito 129mila contribuenti, facendo incassare al Fisco 3,8 miliardi di gettito. Il paese da cui proviene gran parte dei capitali emersi con la voluntary è la Svizzera, con il 69,63%. Seguono, ma molto distanziati in termini di capitale, il Principato di Monaco, 7,74%, Bahamas, 3,66%, Singapore, 2,26%, Lussemburgo, 2,16%. La classifica prosegue con San Marino, Lichtenstein, Austria, Antigua e Barbuda, Panama, Dubai, Isole Vergini britanniche, Hong Kong.