In Italia le start-up innovative sono oltre 5mila (dati Registro Imprese), segnando una crescita importante che riguarda tutto il Paese, ma con differenze significative. La Lombardia conquista il primato regionale (una su cinque), ma un forte impulso allo sviluppo dell’ecosistema viene anche dall’Emilia Romagna e dal Lazio, rispettivamente al secondo e terzo posto. Seguono Veneto e Piemonte, a testimonianza di una forza trainante del Nord Italia (oltre il 50% del totale). La prima regione del Sud a comparire in elenco è la Campania, seguita dalla Sicilia ne può vantare 246. Agli ultimi posti Molise e Valle D’Aosta, che però hanno un territorio di più ridotte dimensioni.
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Sul piano provinciale, Milano batte tutti (3° trimestre 2015), ospitando il maggior numero di start-up innovative (14,5%). Seguono Roma (8,3%), Torino (5,2%), Napoli (3%) e Bologna (3%). Superano le 100 start-up anche le province di Modena, Trento, Firenze e Padova.
Fenomeno start-up
A partire dal Decreto Crescita 2.0 (DL 179/2012) c’è stata una rapida espansione delle start-up innovative e, secondo la Relazione annuale del Ministero, il fenomeno è in controtendenza se confrontato con la natalità complessiva delle imprese italiane, in calo negli ultimi anni. Dal quando è entrata in vigore la normativa sulle start-up innovative (0,31% delle società di capitali italiane), si è passati da una media di 79 nuove iscrizioni mensili del 2013 a 127 dei primi sei mesi del 2015. Peccato che soltanto il 13% risulti a prevalenza femminile (percentuale lievemente inferiore rispetto alla media delle società di capitali), mentre quelle con compagine straniera sono appena il 2,1%.
Giovani startupper
Un aspetto significativo è anche quello della partecipazione dei giovani, tanto che il Rapporto delle Camere di Commercio d’Italia, basato sui dati del terzo trimestre 2015, sottolinea che le start-up a prevalenza giovanile (under 35) sono circa un quarto del totale. Un valore più che doppio rispetto alla percentuale riscontrabile tra le imprese (12%) e pari a quattro volte il dato relativo alle società di capitale (7%). Il divario si allarga ancor di più se si considerano le società in cui almeno un giovane è presente nella compagine dei soci o nell’organo amministrativo: 40,2% contro il 13,9% delle società di capitali. L’innovazione si conferma dunque un processo che riceve un forte impulso dal dinamismo giovanile.
Occupazione
Il rapporto giovani / imprese / innovazione / occupazione è stato evidenziato dalla recente letteratura economica. In base ai dati OCSE, negli ultimi 10 anni le imprese giovani (fino a 5 anni di vita) sono quelle che hanno prodotto il maggior livello occupazionale, ossia quasi la metà del totale di nuovi posti di lavoro. D’altra parte, sono quelle che hanno resistito meglio alla crisi riuscendo a mantenere su valori positivi la crescita occupazionale netta, mentre la maggiore perdita di occupazione si è registrata nelle imprese di età superiore a 5 anni.
In Italia, le nuove imprese innovative, rispetto a quelle esistenti, evidenziano una maggiore incidenza sui livelli complessivi di produzione e occupazione. Le start-up innovative, come sottolinea anche Marco Gay, Presidente dei Giovani di Confindustria, rappresentano una realtà che ormai dà lavoro a 22mila persone e, nel periodo settembre 2014- giugno 2015 hanno prodotto un incremento del 64% di dipendenti e soci.
Per approfondimenti: Startup – Registro Imprese; OCSE – Technology and Industry Scoreboard.