Il trend fotografato dai dati in corso d’anno è ora confermato da quelli complessivi dell’Osservatorio sul precariato INPS: Legge di Stabilità e Jobs Act hanno effettivamente stimolato le assunzioni a tempo indeterminato: 272mila solo a dicembre (il doppio di novembre) e ben 1,8 milioni nell’intero 2015 (+46,9%). E’ l’effetto dallo sgravio contributivo per le imprese che effettuano nuove assunzioni: la decontribuzione al 100% valevole per il solo 2015 (è al 40% nel 2016) ha accelerato la chiusura di nuovi contratti soprattutto a fine anno, fungendo comunque da traino costante. In un anno sono state effettuate 764mila assunzioni stabili in più, tra nuovi contratti e trasformazioni di precedenti rapporti a termine.
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Il totale dei nuovi contratti è aumentato dell’11,1%. A fronte dell’aumento del tempo indeterminato, si registra una modesta contrazione degli altri contratti (a termine, intermittente, apprendistato, somministrazione), che sono stati 158mila in meno rispetto al 2014: la flessione maggiore ha riguardato l’apprendistato (-20,3%). Una dinamica che, secondo l’analisi INPS, non è dovuta tanto a una flessione della complessiva domanda per tipologie contrattuali diverse dai contratti a tempo indeterminato quanto alla crescita delle trasformazioni verso il tempo indeterminato: +49,4% per i passaggi da contratti a termine, +23,2% da contratti di apprendistato.
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Il numero dei nuovi contratti ha superato nel corso del 2015 quello delle cessazioni: il saldo è positivo per 605mila 971 unità. Stesso discorso per quanto riguarda i soli rapporti a tempo indeterminato: + 764mila 129 euro. L’INPS misura anche la rilevanza dell’esonero contributivo: su oltre 2,4 milioni di attivazioni, sono 1,44 milioni i contratti incentivati, il 61% del totale. Ricordiamo che nel 2015, oltre al beneficio contributivo, il Jobs Act, ha riformato il contratto a tempo indeterminato introducendo le tutele crescenti (con regole più flessibili sul licenziamento).
Altri dati
Sul fronte delle retribuzioni, crescono soprattutto quelle intermedie (comprese fra 1250 e 2250 euro), mentre diminuiscono sia quelle inferiori sia quelle superiori a questa forchetta. Infine, si conferma il boom dei voucher, con i quali viene retribuito il lavoro accessorio: l’incremento rispetto al 2014 è del 66%. Nel dettaglio, sono stati venduti 114 milioni 921mila 574 voucher, contro i circa 69mila del 2014. «In presenza di un utilizzo corretto dello strumento – sottolinea l’INPS -, se ad ogni voucher corrisponde effettivamente un’ora di lavoro, il volume di ore remunerate dai voucher venduti nel 2015 corrisponde a circa 57mila unità di lavoro equivalenti».