Critiche trasversali al giro di vite sulle pensioni di reversibilità, inserito nel Disegno di Legge di contrasto alla povertà approdato alla Camera, mentre il Governo difende la norma chiarendo che l’intenzione è di evitare sprechi. Il provvedimento, approvato dal Consiglio dei Ministri del 28 gennaio, modifica il metodo di calcolo per le pensioni ai superstiti, legandole al reddito più che al numero di parenti aventi diritto:
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Il primo a tuonare contro il provvedimento è il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini:
«il Governo vuole tagliare le pensioni di reversibilità fregando così migliaia di persone, soprattutto donne rimaste vedove, rubando contributi effettivamente versati, per anni».
Ferma anche la posizione di Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera nonché esponente della sinistra PD, che esprime un complessivo parere positivo sul piano contro la povertà messo a punto dall’Esecutivo ma critica:
«la possibilità di tagliare le pensioni di reversibilità, per noi questo non è accettabile. Si tratterebbe dell’ennesimo intervento dopo quelli, pesanti, del Governo Monti».
Damiano insiste piuttosto sulla necessità di un generale provvedimento di riforma pensioni, che introduca nuove forme di flessibilità in uscita.
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Il Governo, dal canto suo, difende il giro di vite sulle pensioni di reversibilità:
«se ci saranno interventi di razionalizzazione saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri, qualsiasi intervento varrà solo sulle prestazioni future e non su quelle in essere, che quindi non verranno toccate».
Ricordiamo che la misura prevede un nuovo meccanismo di calcolo delle pensioni di reversibilità e di tutte le prestazioni assistenziali e previdenziali legate a condizioni di bisogno (assegno sociale, maggiorazioni sociali). Per quanto riguarda i trattamenti ai superstiti, che oggi dipendono in primo luogo dal numero di parenti che hanno diritto alla prestazione (coniuge, figli e nipoti minorenni), si prevedono criteri maggiormente legati al reddito, in base all’ISEE (solo alla componente reddituale, non a quella patrimoniale). Nel 2015 i trattamenti erogati hanno avuto come importo medio un’ammontare di 650 euro, destinato a quanto pare a ridursi ulteriormente.
Sulla reale portata delle modifiche, in realtà, è intervenuto il Ministro Giuliano Poletti, che in pratica ha smentito i tagli sui trattamenti di reversibilità:
«La polemica sulle pensioni di reversibilità è totalmente infondata. Evidentemente c’è chi cerca facile visibilità e si diletta ad inventare un problema che non c’è per poi poter dire di averlo risolto. La proposta di legge delega del Governo lascia esplicitamente intatti tutti i trattamenti in essere». «Per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità; tutto quello che la delega si propone è il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale».