Il web computing consente di utilizzare infrastrutture di terzi in remoto e costituisce una prospettiva allettante per le imprese che non vogliono privarsi di servizi avanzati pur senza dotarsi di costosi e ingombranti prodotti hardware. I recenti problemi occorsi in casa Amazon hanno però riportato a galla il più temuto effetto collaterale legato al web computing: la sicurezza dei dati.
Amazon è da poco entrata in questo settore nascente con due servizi: Elastic Compute Cloud che consente di acquistare potenza di calcolo e Simple Storage Service che permette di immagazzinare dati. Proprio l’S3 ha palesato a Dicembre malfunzionamenti che hanno generato scontento tra i suoi utenti. L’agibilità del servizio è infatti stata inficiata per un paio di settimane da un’eccessiva lentezza e da numerosi messaggi di errore, a fronte di una garanzia di funzionamento pari al 99,99 % del tempo. Tra le vittime illustri della defaiance di Amazon c’è Salesforce, leader dei software di CRM, che ha visto il suo sito off line per parecchie ore a causa dei dati conservati tramite l’S3 e per questo inaccessibili.
La risposta (con relative scuse) di Amazon è stata repentina e la spiegazione è quantomai banale: nel corso dell’aggiornamento delle infrastrutture, alcuni dei nuovi prodotti hardware installati sono risultati difettosi.