Per capire cosa succede ai contribuenti che possiedono una prima casa nel 2013, nel 2014 e negli anni seguenti (C’è ancora l’IMU? In tutto o in parte? Per chi? Quanto si paga?) un ottimo metodo è chiamare l’imposta non con l’acronimo attribuito dal legislatore ma con un nome che si riferisce al significato: tassa sulla proprietà della prima casa.
Ebbene, così facendo, il discorso si semplifica e si scopre che in realtà una tassa sulla prima casa, anche se non si chiama più IMU, si pagherà comunque anche dopo il 2014, con aliquota base allo 0,1%, innalzabile dai Comuni fino al 2,5%, con detrazioni.
I più attenti alle cronache avranno riconosciuto in questa descrizione i contorni che la nuova Tasi ha assunto dopo il passaggio parlamentare in Senato della Legge di Stabilità , che istituisce il tributo.
Applicando invece il concetto di “tassa per la proprietà della prima casa” al 2013, emerge che in effetti a pagarla per intero sono solo coloro che possiedono immobili di lusso . In base al decreto del governo sul saldo IMU approvato lo scorso 27 novembre 2013, anche gli altri però pagheranno una tassa, seppur in differita (ovvero a gennaio 2014) e sottoforma di conguaglio.
Va detto che le polemiche dopo l’approvazione di questo provvedimento sono state tali e tante che governo e maggioranza sembrano esserci velocemente orientati verso una repentina marcia indietro, e ora sono alle prese con le possibili soluzioni percorribili per non far pagare il prossimo 16 gennaio una tassa istituita con un decreto in vigore dal 30 novembre 2013. In qualsiasi modo lo si descriva, il pasticcio non smette di stupire (negativamente, s’intende).
Comunque, per proseguire con il gioco dei nomi delle tasse, nel 2012 i proprietari di prima casa hanno pagato una tassa (l’IMU), riferita a un valore dell’immobile che si ottiene applicando determinati coefficienti alla rednita catastale rivalutata del 5%, e che porevedeva un’aliquota standard dello 0,4% che i comuni potevano abbassare o alzare di due punti percentuali, quindi dallo 0,2% allo 0,6%.
Negli anni precedenti la tassa sulla prima casa non si pagava: la vecchia Ici sulle abitazioni principali era stata abolita nel 2008. Fino al 2007, si pagava appunto l’Ici: secondo un calcolo della Uil, il costo medio dell’Imu sulla prima casa nel 2012 era stato di 278 euro, con punte di 639 euro a Roma e 428 euro a Milano. Il costo medio dell’Ici nel 2007, sempre sull’abitazione principale, era stato di 136 euro con punte di 408 euro a Roma e di 393 euro a Milano. Dunque, è utile uno specchietto riassuntivo. La tassa sulla proprietà della prima casa:
- prima del 2012: non si pagava più dal 2007, quando si chiamava ICI
- 2012: IMU con 0,4% di aliquota standard. Detrazione di 200 euro + 50 euro per ogni figlio
- 2013: mini IMU di gennaio, la differenza fra l’IMU calcolata con aliquota allo 0,4% e con quella del comune. Niente detrazioni. In discussione l’eliminazione di questo conguaglio.
- Dal 2014: Tasi con aliquota standard allo 0,1%, detrazioni 200 euro + 50 euro per ogni figlio.
Come si vede, cambiando il nome alla tassa il risultato cambia: è vero che nel 2014 sparisce l’IMU prima casa, ma di fatto viene sostituita da un nuovo prelievo, (Tasi significa tassa sui servizi indivisibili dei comuni), che certo sarà più leggero. Innanzitutto il riferimento normativo è la Legge di Stabilità 2014, attualmente in discussione alle Camere, che inaugura la nuova service tax comunale, un tributo che incorpora tassa sugli immobili e tassa sui rifiuti. Si chiama Iuc, è composta dalla Tari (tassa sui rifiuti) e dalla Tasi, sui servizi indivisibili, che di fatto è la vecchia IMU sulla prima casa. Con la differenza che l’aliquota standard IMU (quella più frequentemente applicata dai comuni nel 2012) era allo 0,4%, quella della Tasi sarà allo 0,1%. I comuni come detto possono alzarla allo 0,25%.
Si potrebbe obiettare che la Tasi la pagano anche i proprietari degli altri immobili (seconde case, imprese). Vero, ma l’ultima formulazione della legge prevede che per tutte le tipologie diverse dalla prima casa, la somma di Tasi e IMU non possa superare l’1,06%, che è il vecchio tetto dell’IMU su seconde case e immobili d’impresa. In soldoni, significa che per tutti i proprietari di immobili diversi dalla prima casa la Tasi non aggiunge nulla alla vecchia IMU, mentre per le prime case si paga. Va segnalato che va a coprire anche la spesa per i servizi indivisibili dei comuni, e che una parte sarà a carico dell’inquilino, nel caso di seconde case date in affitto.