Previdenza complementare: quando destinare il TFR

di Nicola Santangelo

19 Novembre 2013 12:50

Se provassimo a domandare ai giovani lavoratori cosa pensano della propria pensione avremmo indietro una risposta piena di dubbi e insicurezze. Molti manifesterebbero la convinzione che, quando toccherà  a loro dover lasciare il lavoro, la pensione sarà  solo un ricordo lontano. Altri, invece, un po’ più ottimisticamente, sarebbero convinti di avere una pensione talmente bassa da non garantire loro di vivere decentemente. Tuttavia, nonostante queste convinzioni, in molti non hanno ancora aderito alla previdenza complementare, lo strumento che, partendo dal TFR, permette di crearsi una pensione integrativa, da affiancare a quella dell’Inps.

Le regole per poter andare in pensione nel corso degli anni sono state modificate e in molti casi anche sostanzialmente: si è andati dall’allungamento dell’età  pensionabile alla limatura dell’assegno periodico. Sicché adesso si andrà  in pensione sempre più tardi e con un assegno sempre più povero. Si guarda, in questo modo, con malcelato pessimismo al periodo in cui si dovranno abbandonare gli uffici o le fabbriche per godersi la meritata quiescenza. Nonostante tutto, sono in molti a non voler aderire ad un sistema di previdenza complementare destinandone il proprio trattamento di fine rapporto. E questo è comprensibile poiché così facendo si metterebbe in gioco una somma sicura, certa e garantita dalla legge per destinarla ad uno strumento il cui risultato dipende dall’andamento della Borsa. La previdenza complementare, infatti, per garantire il rendimento delle somme depositate investe il capitale in Azioni e Titoli di Stato. Ora, tenendo conto che tra il 2007 e il 2012 il FTSE MIB, il più significativo indice azionario della Borsa italiana, ha perso oltre il 70% è facile comprendere le perplessità  dei risparmiatori. Adesso, però, sembrerebbe essere arrivati ad un punto in cui è più facile ripartire. Dal 2012 la Borsa ha recuperato più del 40% e molte società  hanno ripreso a offrire dividendi agli azionisti. Investire oggi nei fondi di previdenza complementare potrebbe rappresentare una interessante opportunità  per i risparmiatori. Senza contare i vantaggi fiscali: sui contributi alla previdenza complementare si può risparmiare fino a 5.164,57 euro deducendo dal reddito le somme versate; la tassazione sulle rendite si riduce al crescere degli anni di partecipazione alla previdenza complementare (per i primi 15 anni l’aliquota è pari al 15% mentre dal sedicesimo anno si ridurrà  di 0,30 punti percentuali per ogni anno di partecipazione fino ad un massimo di 6 punti percentuali).