Il 33% dei dipendenti ha destinato le proprie quote maturande di liquidazione in una forma previdenziale. A questa percentuale si aggiunge l’8% di chi non ha effettuato nessuna scelta perchè iscritto d’ufficio ad un fondo pensione di riferimento.
IPR Marketing, società che si occupa di sondaggi e ricerche di mercato, ha realizzato per il Sole 24 Ore un’indagine sulle scelte effettuate dai lavoratori italiani in merito al TFR.
I dati, a differenza di quelli presentati qualche giorno fa da Gidp/HRDA, sono aggiornati al 30 Giugno, ultimo giorno disponibile per effettuare la scelta.
Ad ogni modo, è più elevata la quota (59%) di chi ha deciso di continuare a mantenere il proprio TFR in azienda, anche da parte delle imprese con almeno 50 dipendenti, che vedranno gestita la loro retribuzione dal Fondo di tesoriera Inps.
Una parte consistente delle decisioni è stata presa nelle ultime settimane disponibili, spinta principalmente dalla comunicazione scritta fornita dai datori di lavoro e inserita nelle buste paga di maggio.
Per quanto riguarda le imprese con meno di 50 addetti, il fondo aperto è stato scelto dal 27% dei dipendenti, mentre il 68% ha deciso di mantenere il proprio TFR in azienda. Soltanto il 5% non ha, invece, espresso una scelta.
Se si considerano le fasce d’età, il 64% dei giovani con un’età compresa tra i 18 e i 35 anni ha deciso di mantenere la propria liquidazione in azienda, mentre per quanto riguarda gli over 55, 8 su 10 hanno deciso di non passare alla previdenza complementare.
Infine, gli uomini si sono dimostrati più conservatori rispetto alle donne: il 32% delle lavoratrici ha, infatti, aderito ai fondi aperti, rispetto al 22% degli uomini, mentre il 74% ha effettuato adesioni esplicite contro il 64% dei lavoratori.
Secondo Antonio Noto, direttore di IPR Marketing, «qualsiasi cambiamento dei comportamenti sociali ed economici non avviene mai in tempi brevi. Infatti, se il TFR integrativo parte con una stima di 4 milioni di lavoratori, non è impensabile ritenere che questa platea possa aumentare di molto nell’arco di uno-due anni. Molti hanno paura di cambiare, ma al contempo non hanno certezza che l’atteggiamento “conservatore” possa rendere loro beneficio».
I dati ufficiali saranno diffusi dal Covip a metà settembre e dall’Esecutivo, con la relazione che presenterà in Parlamento il Ministro del Lavoro Cesare Damiano.