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Sharing economy: alberghi in rivolta, il decalogo

di Barbara Weisz

Pubblicato 16 Novembre 2015
Aggiornato 17 Novembre 2015 10:11

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L'associazione degli albergatori europei chiede alle autorità norme chiare sulla sharing economy: tutela turisti, rispetto regole fiscali e leggi sul lavoro.

Procedure di autorizzazione, rispetto delle regole fiscali e di quelle sul lavoro, requisiti minimi a tutela dei turisti, sanzioni: norme chiare sulle attività di sharing economy connesse al turismo vengono chieste da HOTREC, Confederazione europea degli imprenditori del settore alberghiero e della ristorazione di cui fa parte l’italiana Federalberghi. L’associazione imprenditoriale ha messo a punto un documento che contiene richieste per le autorità dei diversi paesi europei, esemplificate in un decalogo.

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La richiesta generale, spiega Christian de Barrin, segretario generale di HOTREC, è quella di:

«rendere la sharing economy un modello integrato, garantendo la salute e la sicurezza dei consumatori e il gettito fiscale, al pari di quanto fanno le imprese dell’ospitalità, che danno lavoro a 10 milioni di persone e insieme con il turismo rappresentano la terza attività economica in Europa».

Aggiunge Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi:

«Stesso mercato, stesse regole, è questo il nostro slogan». L’iniziativa HOTREC «va nella direzione giusta di sconfiggere il sommerso e l’abusivismo». «Federalberghi ha chiesto alle istituzioni italiane di porre un argine al far west dell’ospitalità, che genera abusi, lavoro nero, evasione fiscale e insicurezza per i clienti e per i cittadini».

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Il decalogo

  • istituire un registro ufficiale degli alloggi turistici offerti da privati;
  • definire procedure per l’autorizzazione all’esercizio di tali attività;
  • censire il movimento dei turisti nelle private abitazioni;
  • garantire requisiti minimi a tutela della salute e della sicurezza dei clienti;
  • rispettare la legislazione fiscale;
  • identificare i viaggiatori, nel rispetto della convenzione di Schengen;
  • tutelare i diritti dei lavoratori;
  • proteggere la qualità della vita dei vicini di casa;
  • monitorare e controllare il rispetto delle regole e l’impatto del fenomeno;
  • sanzionare la violazione delle regole.

In maniera più specifica rispetto ai portali di condivisione dell’alloggio privato tipo Airbnb, ricordiamo che in Italia il settore B&B è regolamentato da leggi regionali che prevedono i requisiti per le strutture (numero massimo di camere, posti letto, dotazioni), regole e adempimenti per i gestori, trattamento fiscale, monitoraggio e sanzioni.

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La maggior parte delle normative prevede l’esercizio di questa attività in forma non imprenditoriale; quando diventa un’impresa il riferimento legislativo è invece quello degli affittacamere. Ci sono regioni in cui c’è una legge specifica sui B&B in forma imprenditoriale.

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L’iniziativa dell’associazione europea degli albergatori riceve il plauso dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), perché offre

«un importante contributo al dibattito sulla sharing economy nel settore turismo», spiega Taleb Rifai, Segretario generale dell’UNWTO, favorevole «all’innovazione e all’iniziativa privata» della sharing economy, ma che sottolinea anche «la necessità di trovare soluzioni avanzate per salvaguardare i diritti dei consumatori e gli standard di qualità, garantendo nel contempo parità di condizioni per tutte le aziende».