Un’impresa su quattro in Italia, dall’inizio della crisi, ha scommesso su ricerca e innovazione ambientale, ovvero nella green economy, che oggi vale 102 miliardi l’anno e dà lavoro a quasi 3 milioni di persone, con numeri in crescita: sono le principali evidenze del report di Fondazione Symbola e Unioncamere “GreenItaly 2015“, che analizza il settore green economy nel dettaglio. Vediamo i dati.
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Sono 372mila le aziende italiane (il 24,5% del totale) dell’industria e dei servizi che dal 2008 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2.
Il numero di imprese che investono nella green economy è in costante crescita: nel 2015, sono 120mila le imprese che hanno investito green, o intendono farlo entro dicembre, il 36% in più rispetto al 2014.
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Il settore produce 102,497 miliardi di valore aggiunto, il 10,3% dell’economia nazionale, e assicura 2milioni 942mila posti di lavoro. I green jobs (figura professionali come ingegneri energetici o tecnici del risparmio energetico), corrispondono al 13,2% dell’occupazione nazionale. A fine 2015, le assunzioni nel settore effettuate nell’anno saranno quasi 300mila.
C’è un’eccellenza delle PMI italiane, che primeggiano in Europa sul fronte della riconversione verde dell’occupazione: dalla fine del 2014, il 51% delle PMI italiane ha almeno un green job, più che nel Regno Unito (37%), Francia (32%) e Germania (29%).
«Puntando sul green non solo il Made in Italy ha coniugato qualità, tradizioni, innovazione e competitività, ma ha aperto la via dell’economia circolare» sottolinea Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, mentre Ivan Lo Bello, presidente Unioncamere, ritiene importante fare emergere «l’Italia dell’innovazione che scommette sul futuro. Continuare a far crescere questo volto ‘verde’ della nostra economia vuol dire anche adoperarsi per creare un contesto più innovativo e competitivo».
Gli investimenti green vengono effettuati da imprese di diversi settori (high tech, agroalimentare, edilizia, manifattura, chimica, energia, rifiuti). Rilevante la percentuale nel manifatturiero, al 32%. Il report misura una serie di vantaggi, sul fronte del mercato e delle esportazioni, per le imprese che investono nella green economy.
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Le aziende della green Italy esportano nel 18,9% dei casi, a fronte del 10,7% di quelle che non investono nel verde (anche qui, spicca la manifattura, con il 43,4% di imprese green che esportano contro il 25,5%. Sono più presenti nei mercati extra-europei. Innovano di più: il 21,9% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi, contro il 9,9% delle non investitrici. Spinto anche da export e innovazione, il fatturato è aumentato, fra il 2013 e il 2014, nel 19,6% delle imprese green, contro il 13,4% delle altre. Percentuali che nel manifatturiero salgono al 27,4% contro il 19,9%.
Infine, il capitolo occupazione: il 14,9% delle assunzioni 2015 (74mila 700 posti di lavoro) riguarda green jobs, soglia cresciuta di quattro punti percentuali rispetto al 2009. Aggiungendo anche le 219mila 500 assunzioni associate alla richiesta di competenze green, si arriva al totale di 294mila 200 assunzioni 2015. Fra le aree aziendali, si segnalano progettazione, ricerca e sviluppo, segmenti in cui i green jobs arrivano al 67%, diventando i veri protagonisti dell’innovazione. I 294mila 200 lavoratori “green” assunti nel 2015 rappresentano il 59% della domanda di lavoro. Più della metà di queste assunzioni avviene tramite contratti a tempo indeterminato, con uno scarto di 6,6 punti percentuali rispetto alle assunzioni di altre figure professionali, più di un profilo “green” su dieci è assunto con contratto di apprendistato mentre un professionista dell’ambiente su tre viene reclutato con contratto a termine.