Aumentano gli investimenti in start-up in Italia, soprattutto grazie all’apporto degli investitori non istituzionali, che con una crescita del 32% compensano il trend decrescente degli istituzionali (-8%); nel complesso, il 2015 fa registrare un nuovo picco per 133 milioni di euro (+11% su base annua), superando i 129 milioni di euro del 2013: sono i dati dell’Osservatorio Startup Hi-tech (School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Italia StartUp), giunto alla terza edizione e presentato a SMAU Milano.
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Tuttavia, sottolinea Antonio Ghezzi, Direttore dell’Osservatorio:
«la dimensione relativa degli investimenti italiani è ancora limitata quando comparata a quella di altri paesi europei, e il distacco si sta espandendo come previsto: nel 2014, gli investimenti interni in incubatori aziendali in Germania e Francia sono stati circa dieci volte superiori al valore di quelli riservati alle start-up in Italia, mentre in Spagna sono stati circa il doppio».
Un dato che viene così commentato da Marco Bicocchi Pichi, presidente Italia Startup:
«gli investimenti in Italia non sono ancora in linea con il PIL e con la dimensione della nostra economia nello scenario globale. Se il dato francese è in linea con lo sviluppo dell’economia del Paese, colpisce il dato spagnolo, che riporta investimenti doppi rispetto a quelli italiani pur nel contesto di un’economia non basata sull’innovazione ma su altri settori merceologici».
Start-up finanziate
Le 230 start-up finanziate già attive nel 2012 hanno visto un fatturato medio crescere del 35%, passando da 558mila euro del 2012 a 756mila del 2014, con un incremento nell’ultimo anno del 21%, mentre il numero medio di impiegati è salito da 4 a 6. Invariata la distribuzione territoriale degli investimenti istituzionali: il 54% al Nord, il 30% al Centro, il 16% da Sud e isole. Importi mediamente bassi: nell’87% dei casi sotto il milione di euro, solo il 4% delle start-up ha ricevuto un finanziamento superiore ai 3 milioni di euro.
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Le start-up maggiormente finanziate restano quelle della Tecnologia, con il 74% dei fondi, dato in linea con il 75% dell’anno scorso. Seguono Life Science, al 17% (in crescita dall’11% 2013), e Energy, al 10% (dal 6%).
Il profilo dell’imprenditore finanziato: nel 93% dei casi ha almeno una laurea triennale, più della metà ha un background di studi scientifici e tecnologici. Larga maggioranza di uomini, 88%, età media 38 anni. Molto diffusa la tendenza di fondare la start-up con altri soci, che in genere hanno profili differenziati, unendo quindi diverse competenze. Interessante il confronto europeo sul fronte del profilo del founder: il gap di genere, pur evidente in Italia, è in linea con la media comunitaria (più alta che in Spagna e Gran Bretagna, ma più bassa di Francia e Germania), il numero di fondatori laureati è in Italia il più alto d’Europa (insieme alla Francia).