Uno dei punti più controversi della Legge di Stabilità 2016 è l’aumento a 3mila euro della soglia per l’uso dei contanti, per le implicazioni sul rischio evasione fiscale: da un lato, un’analisi della CGIA di Mestre confuta tale correlazione, dall’altro si chiariscono i contorni della misura, destinata ad essere accompagnata da un accordo ABI per fare scendere il costo della moneta elettronica. Vediamo tutto.
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Come noto, la Legge di Stabilità porta a 3mila euro (dagli attuali mille), il limite consentito per le transazioni in contante. Al di sopra, resta obbligatorio il ricorso a pagamenti elettronici o comunque tracciabili (carte, bonifici, assegni). Sulla misura, apprezzata dalle imprese a partire dalle PMI del commercio, si concentrano le critiche sindacali e di parti politiche (anche interne alla maggioranza e allo stesso PD, come quelle dell’ex segretario Pierluigi Bersani), che temono soprattutto il rischio evasione fiscale.
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Soglia contante
Fra il 2000 e il 2012, prima di prevedere un tetto a mille euro, l’evasione ha registrato un andamento altalenante fino al 2006 per poi scivolare progressivamente fino al 2010. Nel 2011, mentre la soglia del contante scendeva da 5mila a 2500 euro, l’evasione è risalita tornando a scendere nel 2012 al 14%. Il grafico evidenzia l’assenza di correlazione fra cambiamenti normativi sul tetto al contante (che ha iniziato a scendere dal 2008) e l’andamento dell’evasione fiscale.
Meno conti, più evasione
«Il diffusissimo uso del contante è correlato al fatto che in Italia ci sono quasi 15 milioni di unbanked ovvero di persone che non hanno un conto corrente presso una banca. Un record non riscontrabile in nessun altro paese d’Europa. Non avendo nessun rapporto con gli istituti di credito, milioni di Italiani non utilizzano alcuna forma di pagamento tracciabile, come la carta di credito, il bancomat o il libretto degli assegni».
Lo ricorda il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo. Una specificità tutta italiana, questa, con ragioni storiche e culturali, ma che ha anche vantaggi economici, visto che
«i costi per la tenuta di un conto corrente sono in Italia i più elevati d’Europa».
A questo proposito, il premier Matteo Renzi ha reso nota l’intenzione, da parte dell’ABI (banche italiane), di ridurre i costi della moneta elettronica, anche in linea con le direttive europee. Il Governo, che difende la misura inserita in manovra 2016 nell’ottica del rilancio dei consumi, annuncia la volontà di incentivare anche l’utilizzo della moneta elettronica.