Il modello aziendale di lavoro è basato sulla flessibilità e sul supporto delle tecnologie, in altre parole sul lavoro agile. Il 72% dei manager e degli imprenditori intervistati a livello globale da Regus in una recente ricerca ritiene che il lavoro flessibile sia un’evoluzione favorevole per le aziende. Diversa la situazione in Italia, dove imprenditori e manager faticano ad adeguarsi (la percentuale scende al 58%).
I decisori aziendali intervistati da Regus sono stati più di 44.000 uomini d’affari in oltre 100 Paesi: il 75% degli intervistati a livello internazionale e l’80% degli italiani concordano sul fatto che è necessaria una formazione specifica per essere in grado di gestire con successo un team di persone che lavora da remoto.
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Quasi tutti (82% a livello globale, 80% in Italia) ritengono la collaborazione a stretto contatto ancora fondamentale e pensano che i manager dovrebbero parlare con i collaboratori che lavorano da remoto più volte alla settimana, per l’85% (84% in Italia) i lavoratori flessibili dovrebbero partecipare fisicamente almeno con frequenza mensile a riunioni con i loro manager di linea. A preoccupare sembrano essere sopratutto i risultati ottenuti dai lavoratori da remoto:
- il 72% (62% Italia) ritiene indispensabili i sistemi informativi per poter monitorare e misurare l’attività dei lavoratori da remoto;
- l’87% a livello globale e l’88% in Italia è convinto che il lavoro flessibile debba essere misurato e remunerato sui risultati e gli obiettivi raggiunti anziché in base a una valutazione sul tempo impiegato per svolgere i compiti assegnati.
Dal punto di vista dei vantaggi per le imprese:
- il 60% (58% Italia) ritiene che queste modalità lavorative offrano alle imprese la possibilità di ridurre i costi fissi operativi;
- il 68% a livello globale e il 54% in Italia ritiene che queste nuove soluzioni consentano anche di attrarre e trattenere i migliori talenti.