Dischi SSD e Hard Disk tradizionali: sicurezza a confronto

di Tullio Matteo Fanti

Pubblicato 28 Maggio 2013
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:46

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Nonostante i vantaggi introdotti dai dischi allo stato solido (SSD), le aziende ritengono che questi non offrano veri vantaggi per quanto riguarda la sicurezza dei dati in essi contenuti rispetto ai più tradizionali hard disk. Ben due aziende su tre preferiscono infatti affidarsi ancora oggi ai dischi rigidi tradizionali.

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Il dato emerge da un recente studio condotto da Kroll Ontrack a livello nazionale su di un campione di 320 aziende appartenenti a diversi settori, nato con l’intendo di mettere in evidenza le percezioni degli utenti in merito alla tecnologia SSD.

Il 35,6% del campione ha dichiarato di utilizzare la tecnologia SSD sia in ambito professionale che privato; il 38,4% lo utilizza prevalentemente per lavoro mentre il 9,4 solamente a livello domestico. Il 16,6% da dichiarato invece di non affidarsi in alcun modo a tale tecnologia per la conservazione dei dati.

Per il 67% delle aziende, il rischio di perdita dei dati da SSD è uguale (42,2%) o addirittura superiore (24,8%) rispetto a un hard disk drive tradizionale; solo una azienda su tre considera le memorie allo stato solido più sicure rispetto ai tradizionali dischi rigidi.

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La tecnologia SSD viene scelta prevalentemente per i vantaggi che offre in termini di velocità  di accesso ai dati, fattore che rappresenta un certa importanza per ben l’83,7% delle aziende coinvolte nella ricerca; solo l’8,8% ha infatti citato l’affidabilità  o il risparmio energetico (4,4%).

Per quanto riguarda la vita media degli SSD, ben il 44% degli intervistati ritiene che questi abbiano la stessa longevità  degli hard disk tradizionali, se non inferiore (20,7%), contro un 35,1% che considera i dischi SSD più durevoli rispetto agli HHD. In generale la vita media degli SSD sembra variare considerevolmente a seconda dell’utilizzo che ne viene fatto.

Infine, alcune aziende hanno menzionato tra gli inconvenienti dei dischi SSD, difficoltà  nel recupero dei dati dovute alla crittografia proprietaria (12,1%) e all’assenza di garanzie sulla cancellazione sicura dei file (4,1%); un 13,3% di professionisti sostiene che non esistano rischi di alcun genere.

In conclusione, se si confronta la distribuzione degli interventi di recupero dati sui dischi dotati delle due differenti tecnologie, non si notano effettivi vantaggi nell’utilizzo dei drive a stato solido, come commenta Paolo Salin, country director di Kroll Ontrack Italia. Inoltre, i dati memorizzati su SSD/Flash rendono in effetti l’intervento di recupero molto più complesso, con la necessità  di utilizzare strumenti e competenze che differiscono dalle tecniche di recupero tradizionali.