Il rimborso della mancata indicizzazione delle pensioni non ha riguardato gli assegni pari a sei volte il minimo, per questo la Cida, associazione che rappresenta i dirigenti, ha intrapreso una battaglia contro il decreto legge 65/2015 (c.d. Decreto Pensioni).
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Dopo la bocciatura della Corte Costituzionale (sentenza n. 70/2015) al blocco dell’indicizzazione delle pensioni operata per gli anni 2012 e 2013 ai trattamenti superiori a tre volte il minimo per effetto del decreto Salva Italia (Dl 201/2011), con il Decreto Pensioni il Governo ha disposto il riconoscimento della rivalutazione, riconosciuta ai trattamenti compresi fra tre e sei volte il minimo, con un sistema a scaglioni. Per le pensioni più alte di sei volte il minimo INPS non è stato previsto alcun rimborso.
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La Cida ha quindi confermato la riassunzione della causa “Cardinale/INPS” presso il Giudice del Lavoro del Tribunale di Palermo che aveva sollevato il fumus boni iuris realtivamente alla richiesta presentata dall’associazione di incostituzionalità, attivata dallo Studio Orrick per evitare la decadenza dei termini, con udienza già fissata per il 28 ottobre prossimo con la quale verrà valutato il possibile rinvio alla Corte Costituzionale.
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In una nota della Cida si apprende che:
“Potrebbe addirittura essere anticipato dal Tribunale di Avellino presso cui pende uno dei nostri precedenti ricorsi che verrà discusso il 5 ottobre prossimo. Si è deciso, inoltre, di avviare altre cause pilota presso i Tribunali di Milano, Rieti e Roma nonché, se confermata la competenza, alla Corti dei Conti di Emilia Romagna, Lazio, Liguria e Umbria per i pensionati pubblici, ciò al fine di aumentare le possibilità di un accoglimento delle nostre richieste”.
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