AICA e CEPIS hanno presentato, presso il Politecnico di Torino, i risultati dell’innovativa ricerca “Professional e-Competence Survey” sulle competenze dei lavoratori ICT italiani, per capire se chi occupa un posto IT in azienda sia davvero competente e, viceversa, se le eccellenze IT siano riconosciute e valorizzate. Ebbene, le discrepanze emerse sono evidenti, tanto da mettere a rischio il futuro della nostra economia.
In particolare, il livello di formazione di chi in azienda occupa una posizione IT non sembra elevato, specie per quanto riguarda la formazione post-secondaria e il percorso formativo non troppo IT nonostante in Italia il campione delle ricerca abbia evidenziato competenze superiori nelle 5 aree dell’European e-Competence Framework (Plan, Build, Run, Enable, Manage).
In realtà, i professionisti IT italiani manifestano una diffusa difficoltà nel vedere riconosciuto il proprio livello professionale, e molto spesso si nota una mancata coincidenza tra competenze possedute e profilo di carriera.
Il problema vero è che in Italia manca la diffusione degli standard di riferimento europei, in grado di facilitare il riconoscimento delle competenze effettivamente possedute dai professionisti IT. Ad esempio, un quarto del campione si è definito IT Manager, ma solamente un 2% di questi possiede effettivamente i requisiti necessari a livello europeo.
Per colmare questo gap, «è necessario diffondere e accreditare gli standard di riferimento e creare percorsi di formazione dettagliati e specifici che evitino di ampliare ulteriormente questo divario, che potrebbe danneggiare seriamente le opportunità di crescita dell’Europa come economia della conoscenza».