Il Parlamento greco approva le misure di austerità chieste dai creditori, l’Eurogruppo apre al prestito ponte alla Grecia da 7 miliardi di euro su cui c’è anche un accordo di principio dei 28 partner UE, la Banca Centrale Europea alza la liquidità di emergenza per le banche greche di 900 milioni: la crisi greca si avvia il terzo piano di salvataggio da 80-86 miliardi di euro. La strada non è più in salita, ma è appena iniziata.
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La certezza è che il piano partirà: dopo il via libera del parlamento greco, che ha detto sì a tutte le proposte dell’accordo raggiunto con i creditori, l’Europa si avvia a far partire il primo prestito da 7 miliardi. Il voto del parlamento greco è arrivato nella notte fra il 15 e il 16 luglio, i ministeri finanziari dell’Eurozona si sono riuniti la mattina del 16 e hanno accolto «con favore l’adozione da parte del Parlamento greco di tutti gli impegni presi all’Eurosummit». L’annuncio ufficiale del prestito è previsto per il 17 luglio, dopo che si saranno pronunciati tutti i 28 paesi UE, ma anche qui l’accordo di principio c’è già.
Nel frattempo, la BCE ha accolto le richieste delle banche greche, che avevano chiesto 900 milioni in più, in considerazione del fatto che con il voto del parlamento di Atene «le cose sono cambiate», ha spiegato il presidente Mario Draghi. La liquidità di Francoforte consentirà agli istituti di credito ellenici di riaprire gli sportelli e di tornare a funzionare regolarmente, dopo due settimane di chiusura. Le questioni tecniche, dunque, sono risolte e si sono create le condizioni per il terzo bailout (salvataggio) greco, mentre sul fronte politico restano parecchi nodi da sciogliere.
Soprattutto in Grecia, dove Syriza, il partito del primo ministero Alexis Tsipras, si è spaccato sul voto al piano europeo: alla fine, 34 deputati del partito hanno votato no e altri 4 si sono astenuti. Il Parlamento ha comunque approvato a larga maggioranza con 229 voti favorevoli, 64 contrari, 6 astenuti. Fra i contrari anche il ministro dell’Energia Lafazanis e il vice ministro del Lavoro Stratoulis, oltre all’ex titolare delle Finanze Varoufakis. In vista, non si esclude un rimpasto di governo e non si fermano neppure le ipotesi secondo cui, in autunno, potrebbero esserci nuove elezioni in Grecia. Da registrare, infine, come la lunga notte del dibattito in Parlamento abbia visto il ritorno degli scontri ad Atene, in seguito ai quali sono stati arrestati una cinquantina di manifestanti.
Sul fronte internazionale, invece, si registra la “doccia fredda” del Fondo Monetario Internazionale, con un documento in cui indica la necessità di tagliare il debito greco oppure di allungarne le scadenze: senza una ristrutturazione, secondo gli economisti di Washington, il debito greco diventerà insostenibile nel giro di due anni, e il piano di aiuti rischia di fallire.
Nell’immediato, comunque, il salvataggio su cui si muove l’Europa è quello previsto dall’accordo del 13 luglio, che non prevede il taglio del debito greco. Su questo ha votato il parlamento di Atene, e in base a questo partiranno i nuovi aiuti europei.