La crisi economica sta generando fallimenti a catena tra le imprese: 8.566 quelli registrati tra Gennaio e Settembre 2011 (+8,7% rispetto allo stesso periodo del 2010), con un trend in crescita costante dal 2009 in poi. A confermare il malessere nel tessuto imprenditoriale italiano è Cribis D&B (Gruppo CRIF), nello studio “Analisi dei fallimenti in Italia“.
La congiuntura economica negativa sta dunque costringendo migliaia di aziende a chiudere i battenti e portare in tribunale le proprie scritture contabili e fiscali per far registrare l’avvenuto fallimento.
Secondo lo studio, le Regioni nelle quali si è registrati il maggior numero di fallimenti sono Lombardia (1.872 le procedure concorsuali), Lazio (848) e Veneto (812). A queste seguono Campania (762), Emilia Romagna (697), Piemonte (635), Toscana (632) e Sicilia (455).
A livello settoriale, le imprese si dimostrano maggiormente in sofferenza sono quelle dell’edilizia (1003 casi tra le imprese di “costruzione di edifici”) e del commercio (668 per l’ingrosso di beni durevoli; 534 per i servizi commerciali; 496 nell’ingrosso di beni non durevoli). A seguire il settore immobiliare (355), l’industria manufatti in metalli (347), i trasporti e i servizi merci su gomma (339), i ristoranti e i bar (323).
Commentando i risultati dell’indagine, l’Amministratore Delegato di CRIBIS D&B Marco Preti ha posto l’accento sull’importanza per le Pmi di prevenire situazioni fallimentare, adottando «efficaci politiche e procedure di Risk Management, che attraverso strumenti adeguati consentano di conoscere in maniera approfondita i partner commerciali, sia italiani sia esteri, con i quali instaurano rapporti commerciali», così da «cogliere i cambiamenti e le criticità prima che si traducano in bilanci non positivi o, peggio, in procedure in corso».