Memorabile debutto per Mario Draghi , da pochi giorni presidente della BCE: il taglio ai tassi di interesse dello 0,25% per ridurre il costo del denaro e ridare fiducia ai mercati finanziari, invertendo la rotta intrapresa nel 2011 dalla Banca Centrale Europea dell’ex-governatore dell’Euro Jean-Claude Trichet.
I tassi d’interesse sono dunque scesi all’1,25%.
E le reazioni in Borsa non si sono fatte attendere: Piazza Affari è arrivata al 4%, con una crescita media dei mercati del 3%; mentre l’Euro è calato raggiungendo un valore di 1,37 sul dollaro.
Il Governo italiano, così come quello degli altri Stati Membri, dovrà impegnarsi per avviare «riforme strutturali» e per far scendere i rendimenti dei titoli di Stato. Draghi ha così sottolineato che «la responsabilità primaria del mantenere la stabilità finanziaria è appannaggio delle politiche economiche nazionali», è quindi impensabile credere che i tassi dei titoli sovrani possano scendere grazie ad «interventi provenienti dall’esterno».
Il numero uno della BCE ha poi spiegato che «le continue tensioni sui mercati finanziari peseranno probabilmente sul ritmo della crescita dell’eurozona nella seconda metà dell’anno». L’inflazione «calerà ancora nel 2012, scendendo sotto il 2%, e la dinamica dei prezzi, dei costi e delle retribuzioni dovrebbe restare moderata».