Passione per la cucina, spirito organizzativo, capacità di promozione su Web e social network: ecco gli ingredienti per aprire un home restaurant, ovvero un ristorante a casa. Si mette l’invito online sul proprio sito o su uno dei portali dedicati al social eating, si fissa il prezzo e si cucina per i prenotati. Diffusi in tutta Europa, sono arrivati anche in Italia, dove però il vuoto legislativo ha creato polemiche e accuse di concorrenza sleale. Una nota del Ministero dello Sviluppo Economico (10 aprile 2015) li equipara alle attività di somministrazione di alimenti e bevande (ciò implicherebbe l’applicazione del disposizioni di cui all’articolo 64 del dlgs 59/2010) ma gli operatori spingono si classificano come eventi casalinghi e saltuari. In attesa di una regolamentazione ad hoc, per chi voglia cimentarsi sono disponibili guide per aspiranti chef/imprenditori, come il kit di Creaimpresa «Come aprire un home restaurant».
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Avvio attività
Teoricamente, ad oggi l’attività può essere svolta in forma non imprenditoriale e senza particolari adempimenti purché i ricavi non superino 5mila euro annui (rifacendosi alle regole per attività occasionali o saltuarie d’impresa). Il rischio di sanzioni future per evasione fiscale, alla luce del parere ministeriale, non è tuttavia peregrino. Al di sopra dei 5mila euro un’alternativa è l’associazione di promozione culturale (APS), che richiede statuto o atto costitutivo, sede e rappresentanza legale, attestazione di non-profit, imposta di registro, codice contribuente, ecc.
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Per chi opta per l’attività imprenditoriale, le forme giuridiche adatte sono la ditta individuale o la società di persone. Se si apre un’impresa è bene verificare inquadramento e adempimenti con la Camera di Commercio locale. Ad esempio: Partita IVA, iscrizione Registro Imprese, INPS (gestione commercio) e INAIL, ComUnica, SCIA, PEC e firma digitale, conto fiscale, igiene alimenti, tassa rifiuti e TASI, iscrizione alle associazioni di categoria. In tutti casi bisogna rilasciare la ricevuta e documentare le spese sostenute per la preparazione del pasto.
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Gestione attività
Oltre a chiarimenti e guide in ambito amministrativo-legislativo ed eventuali agevolazioni, il kit di Creaimpresa offre consigli pratici sull’idea di impresa e su cosa offrire, come promuoversi, gestire attività e prenotazioni, scegliere la location, predisporre menu, spesa, cucina e ricevimento, con ampio spazio a business plan e fonti di informazione o eventi da cui prendere spunto.
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La promozione
Esempio di sharing economy (come i bed&breakfast o car sharing) che sfrutta le nuove tecnologie per ottimizzare i costi, l’home restaurant si sta diffondendo con varie formule (ristoranti in casa, supper club, hidden eatry, cene carbonare, cene occulte…). A chi è venuta l’idea di business? A una fotografa londinese, Kerstin Rodgers in arte MsMarmiteLover, che ha lanciato online il suo home restaurant nel 2009. Internet è dunque fondamentale per promuovere l’attività e sono numerosi i portali dedicati: gnammo.com, ceneromane, new gusto, kitchenparty.org, peoplecooks (cene economiche), homefood (per turisti). Le cene possono essere a tema o per tipologia (gourmet, economica, etnica, vegetariana, ecc.). Il padrone di casa è l’host, che lancia l’evento sul web, propone il menu (e lo prepara), fissa il prezzo, accetta le prenotazioni, organizza l’evento. Questione deregulation a parte, non resta che augurare a tutti buon appetito!