Tratto dallo speciale:

Lavoro addio, per colpa di un malware

di Chiara Bolognini

29 Luglio 2008 11:00

logo PMI+ logo PMI+
Gli antivirus obsoleti possono mettere a rischio non solo la sicurezza in ufficio, ma persino il posto di lavoro: il materiale illecito sul pc del dipendente può causare il licenziamento. Aziende e dipendenti avvisate!

Se il malware si scatena in ufficio a rischio non è solo la sicurezza aziendale ma anche il posto di lavoro.

E’ quanto è successo negli USA, dove un dipendente della Massachusetts Department of Industrial Accidents è stato licenziato con l’accusa di aver scaricato materiale pedopornografico nell’orario di lavoro.

Accusa infamante e completamente decaduta appena un tecnico informatico, esaminando il computer, si è accorto che – a causa di un antivirus obsoleto – il sistema operativo era diventato bersaglio di hacker e spammer, che ne avevano “infestato” l’Hard-Disk. Insomma altro che impiegato, il colpevole era il malware!

Mentre ci si attende che il malcapitato venga reintegrato nel suo posto di lavoro, appare ormai evidente che i computer aziendali e i siti di social networking sono ormai il principale bersaglio dei cybercriminali e degli autori di malware, che sfruttano popolarità e interattività per lanciare i propri attacchi pirata.

Un dato confermato anche dall’ultima edizione del Threat Report & Forecast di Trend Micro, che ha messo in luce come le minacce legate al Web 2.0 sono passate da 1 milione a 1,5 da dicembre 2007 a gennaio 2008. Il primato negli obiettivi colpiti spetta a tool di collaborazione, siti wiki e blog.

Stando ai dati resi noti da Trend Micro, che ha condotto uno studio sul fenomeno dell’ accesso ai siti di social networking durante il lavoro,
se si confronta il 2007 con il 2008 appare evidente che nell’anno in corso si è registrato un sensibile aumento nella pratica del web 2.0 da parte dei dipendenti: se nel 2007 erano il 15% i lavoratori dipendenti che consultavano siti di social networking mentre erano collegati alla rete aziendale, nel 2008 la percentuale è salita al 19%.

Attenti soprattutto a banner pubblicitari che installano file e programmi nocivi, occultamento di codici per il reindirizzamento verso siti a rischio, maschere ingannevoli per la sottrazione di identità e dati.