Il nodo riforma previdenziale, in particolare il capitolo pensione anticipata nel post-Fornero, è tra i più complessi della Legge di Stabilità 2016 tanto da non trovarne chiara indicazione nell’agenda di Governo: negli ultimi mesi, e giorni, si sono susseguite diverse ipotesi, compreso un radicale marcia indietro.
=> Pensioni: le ipotesi di riforma
Ipotesi 2015
Sembrava ormai certa una nuova riforma delle pensioni entro fine anno, con il dibattito tutto concentrato sul meccanismo da adottare per favorire nuove forme di flessibilità in uscita (pensione anticipata). Fra le ipotesi più discusse: la cosiddetta proposta Damiano (ritirandosi prima della maturazione dei requisti per la pensione di vecchiaia in cambio di una decurtazione dell’assegno per ogni anno di anticipo) con diverse varianti e la proposta del presidente INPS Tito Boeri (pre-pensionamento con calcolo interamente contributivo). Tutte sono pensate per auto-finanziarsi: il lavoratore o l’azienda pagano i contributi per gli anni di anticipo. Prevedere un costo per le casse pubbliche significa trovare le coperture.
Ipotesi 2016
Il punto di svolta è stata una dichiarazione del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: la riforma non deve necessariamente essere a costo zero per lo Stato. E qui il nodo si complica, perché significa non soltanto trovare il meccanismo ma anche le risorse, andando oltre i tempi della riforma. In pratica non si esclude un rinvio al 2016 per la riforma delle pensioni, che resterebbe fuori dalla manovra di fine anno.
A dare sostanza a quest’ultima ipotesi è stato lo stesso premier Matteo Renzi, intervistato da Porta a Porta:
«si annuncia una cosa sulle pensioni solo quando si è sicuri di farla», bisogna «trovare un meccanismo per cui chi vuole smettere di lavorare un po’ prima rinunciando a un pezzo di pensione possa farlo» e poi aggiungendo: «bisogna capire il quanto: sia sui tempi di anticipo della pensione, sia sulla riduzione delle entrate per chi esce dal mondo del lavoro prima del dovuto. Fino a quando non avremo le idee chiare è inutile parlare».
Dunque, un dietro front rispetto alla certezza di inserire una riforma delle pensioni nella Legge di Stabilità. Fra le reazioni, da sottolineare quella dei sindacati confederali che insistono nel chiedere la revisione del sistema pensionistico entro fine anno.