Disponibile l’elenco completo dei Comuni in cui i proprietari di immobili passeranno alla cassa in ottobre per il pagamento dell’acconto TASI 2014: sono 5.227, mentre in 652 non hanno emesso la delibera in tempo utile rimandando pertanto il versamento a dicembre in un’unica soluzione (i rimanenti 2.178 hanno già completato l’iter per la prima rata nel giugno scorso). Tra i capoluoghi di regione in cui si pagherà a ottobre: Roma, Milano, Campobasso, Catanzaro, Firenze, L’Aquila, Potenza, Perugia, Trieste, Palermo. Fra le altre grandi città italiane: Catania, Messina, Foggia, Verona, Padova, Prato, Reggio Calabria, Taranto, Reggio Calabria. Ci sono dunque nel Paese circa 100mila aliquote diverse applicabili, che cambiano a seconda delle decisioni che ciascuna amministrazione ha preso nella sua delibera e variano per le circa 1.200 diverse tipologie di immobili.
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Tutto questo, escludendo l’IMU (su cui bisogna consultare delibere diverse), che comunque non prevede acconti in ottobre: dopo la scadenza di giugno, si passa direttamente al saldo di dicembre. Ma vediamo intanto un Vademecum TASI per il contribuente, alle prese per l’ennesima volta con una vera e propria giungla fiscale.
=> Acconto TASI in ottobre: Elenco Comuni
Regole comuni
La norma prevede che si versi l’acconto di ottobre nei Comuni che non avevano deliberato in tempo per l’acconto di giugno ma lo hanno fatto successivamente, approvando la delibera e inviandola al Dipartimento delle Finanze entro il 10 settembre 2014, per l’inserimento nel portale entro il 18 settembre. Sono queste quindi, le date da controllare per sapere se il Comune ha deliberato in tempo. Attenzione: anche nei circa 600 ritardatari nelle prossime settimane continueranno ad arrivare nuove delibere 2014, ma non sono da prendere in considerazione per l’acconto di ottobre. In questi Comuni si pagherà tutto con il saldo di dicembre calcolando la TASI in base all’aliquota standard dello 0,1%.
=> Tasi a dicembre: elenco Comuni
Aliquote TASI 2014
Identificato il contingente TASI in cui si inserisce il Comune di appartenenza, bisogna capire quale aliquota applicare al proprio immobile. In ognuno ci sono regole diverse; la prima cosa da fare, quindi, è andare sul sito del Comune, che obbligatoriamente deve pubblicare la delibera. Qui può intervenire una complicazione: le delibere, spesso e volentieri, sono difficili da leggere, il contribuente deve spesso estrapolare da solo le parti che alla fine sono state approvate in delibera, esaminare casi particolari. Molti Comuni hanno messo online anche guide operative di facile consultazione, che riportano schematicamente aliquote da applicare e agevolazioni.
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Regole di calcolo
La regola generale, a cui i Comuni hanno dovuto uniformarsi nel decidere le aliquote, è la seguente: la TASI sulle prime case può essere portata a un massimo dello 0,25%, mentre per gli altri immobili la somma TASI + IMU non può superare l’1,06%. C’è però una maggiorazione, dello 0,08%, che ogni comune può applicare, ma non a entrambe le tipologie di immobili. La maggiorazione va applicata o alle prime case o agli altri immobili, oppure spalmata fra le diverse categorie. Il ministero, anche in seguito ad alcuni errori commessi nelle delibere, ha emesso in materia una specifica direttiva.
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La maggiorazione dello 0,08% serve a finanziare le agevolazioni, in genere sulle abitazioni principali. Nel meccanismo delle agevolazioni i comuni si sono sbizzarriti, e il risultato è che ci sono centinaia e centinaia di casistiche diverse esaminate dalle varie delibere (tipologia di immobile, reddito familiare, presenza di figli, solo per citare le variabili più frequenti). Nei 652 comuni che non hano deliberato in tempo per l’acconto, di ottobre tutto questo sarà semplificato: a dicembre la Tasi verrà versata con un’aliquota standard dello 0,1%.
TASI e affitti
Ricordiamo infine che la Tasi non la pagano solo i proprietari ma anche gli inquilini. Anche qui, il contribuente deve verificare le decisioni del proprio comune. Le amministrazione dovevano decidere quale percentuale, compresa fra il 10 e il 30% della quota Tasi relativa all’immobile debba pagare chi vive in affitto.
=> TASI per inquilini in affitto, guida al calcolo e versamento
Ci sono Comuni che hanno esentato gli inquilini, altri che invece hanno deciso la quota di spettanza (ad esempio, Milano e Roma). L’inquilino deve calcolare la TASI dovuta sull’immobile in cui vive in base a come lo dichiara il proprietario (in genere, si tratta di seconde case, per le quali il Comune può aver previsto aliquote Tasi specifiche dedicate agli immobili in locazione). Spesso, l’inquilino vive in una casa che per il proprietario non è abitazione principale, e quindi deve applicare la sua quota all’aliquota TASI sulle seconde case. Nei Comuni, che non sono pochi, in cui la Tasi sugli immobili diversi dalla prima casa è pari a zero (in genere, perché l’IMU è al tetto massimo dell’1,06%), gli inquilini non pagheranno nulla, a meno che non vivano nella prima casa del proprietario.
=> TASI a ottobre: aliquote e detrazioni affitti
TARI
Per completare il quadro IUC, ricordiamo che la componente TARI viene gestita secondo ulteriori date e scadenze, quando non demandate a società esterne al Comune (es.: l’AMA a Roma), con scadenze proprie ma con bollettini precompilati e inviati ai contribuenti. Attenzione, quindi, a non confondere la TASI, tassa sui servizi indivisibili del Comune, con la TARI, che è la nuova tassa sui rifiuti che sostituisce la TARES ed è ancora più complicata da calcolare, ma se non altro ci pensa la società preposta o il Comune. Eppure, anche il fronte TARI è denso di scadenze specifiche, per cui bisogna sempre controllare la delibera, in genere è separata da quelle TASI e IMU.