Arriverà entro giugno “Digitalia” contenente le norme sull’Agenda Digitale, un pacchetto volto a promuovere e sostenere gli obiettivi di digitalizzazione delle imprese e del sistema Paese. A confermarlo è stato il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, in occasione del convegno di Confindustria Digitale “Italian Digital Agenda Annual Forum”.
L’obiettivo è di definire un provvedimento legislativo «il più possibile condiviso», o almeno è quanto auspica Passera. E per fare ciò è necessario che tutti si mettano al lavoro subito sul decreto legge sull’Agenda Digitale che si chiamerà Digitalia e «il contributo di Confindustria Digitale sarà più che utile».
Per il presidente di quest’ultima, Stefano Parisi, l’Agenda Digitale è un grande progetto nazionale e servirà come volano della crescita portando nei prossimi tre anni (quindi entro il 2013) ad un aumento potenziale del PIL pari al +4-5%.
In generale «la maggior disposizione di servizi pubblici e privati online consentirebbe un risparmio di circa 2mila euro l’anno a famiglia e se le imprese italiane raddoppiassero gli investimenti in ICT si avrebbe una crescita della produttività tra il 5% e il 10%. Mentre se aumentassero solo dell’1% il loro fatturato estero tramite le vendite online, le nostre esportazioni totali aumenterebbero dell’8%, pareggiando il saldo import-export di beni e servizi».
E per questo «le imprese italiane dell’ICT offrono la piena collaborazione al Governo», tanto che di recente Confindustria Digitale ha presentato un piano volto a portare lo sviluppo dell’Internet Economy al centro delle politiche per la crescita portando al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall’Agenda Digitale europea entro il 2015.
Fondamentalmente sono cinque gli assi portanti del piano di Confindustria Digitale per l’attuazione dell’Agenda Digitale:
- sviluppo della domanda pubblica e privata di servizi online;
- investimenti infrastrutturali;
- ecosistema Internet;
- creazione di un vero mercato di venture capital;
- formazione del lavoratori non nativi digitali.
Tra i punti nodali di intervento individuati c’è anche il completo switch off della Pubblica Amministrazione verso il digitale, che «può contribuire all’azione di spending review, riducendo finalmente la spesa pubblica annua in modo strutturale e recuperando risorse per oltre 56 miliardi di euro».