I circa 5,5 milioni di pensionati a cui nel 2012 e 2013 è stata bloccata l’indicizzazione della pensione per effetto della norma della Riforma Fornero ora bocciata dalla Corte Costituzionale si stanno chiedendo come funzioneranno i rimborsi INPS del credito maturato per effetto della mancata indicizzazione: dopo il decreto del Governo, sarà direttamente l’Istituto previdenziale a provvedere ai rimborsi.
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Sul tema si sono espressi anche i Consulenti del lavoro con una circolare, secondo la quale i pensionati devono presentare una specifica domanda all’INPS e, nel caso in cui non ricevessero risposta, potrebbero poi presentare ricorso. La situazione è complessa, ma in realtà questa ipotesi sembra adattarsi solo all’ipotetico caso in cui l’Esecutivo decidesse di non intervenire con un apposito provvedimento, conseguentemente alla sentenza della Corte. Situazione solo ipotetica, visto che il Governo ha già ampiamente dichiarato non solo la volontà di emettere un provvedimento specifico, ma anche l’intenzione di farlo in tempi brevi (probabilmente entro metà maggio), proprio per eliminare incertezza procedurali e anche, si potrebbe aggiungere, per evitare ricorsi. Nell’attesa del decreto, vediamo quali sono le possibilità che si delineano per la riscossione del credito.
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Rimborsi INPS automatici
Per quanto riguarda i rimborsi INPS automatici, è fondamentalmente vedere quello che succederà. L’Esecutivo stabilirà, probabilmente per decreto legge (in modo che tutto sia immediatamente operativo), una nuova norma correttiva della Riforma Fornero e in linea con la sentenza della Corte Costituzionale, a quel punto l’INPS procederà ai rimborsi. Secondo le ipotesi più accreditate, l’indicizzazione piena potrebbe già scattare dal prossimo mese di giugno. Se tale ipotesi venisse confermata, coloro che percepiscono assegni superiori a tre volte il minimo inizierebbero dal prossimo mese a percepire degli assegni più alti. I rimborsi INPS degli arretrati (mancata indicizzazione degli anni passati), invece potrebbero essere posticipati, magari con una restituzione a rate finanziata dalla prossima Legge di Stabilità.
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Rimborsi non per tutti
Qui c’è una considerazione da fare: non si esclude, anzi sembra probabile, che il Governo elimini il blocco indicizzazione degli anni passati per alcune categorie di importi, ma non per tutti, lasciando fuori ad esempio i trattamenti più elevati. In parole più semplici, è possibile che venga confermato il blocco per le pensioni superiori a sei, sette o otto volte il minimo, mentre torni l’indicizzazione piena, con restituzione degli arretrati, per tutti gli altri trattamenti. In pratica, in questo modo salirebbero le pensioni fra i 1500 e i 3mila euro lordi, mentre sopra questa cifra potrebbe non cambiare nulla.
Domanda all’INPS e ricorso
C’è poi l’ipotesi presentata dalla circolare dei Consulenti del Lavoro numero 10/2015, la quale prevede che i pensionati possano, in via preventiva, presentare una domanda all’INPS, direttamente oppure attraverso intermediari. I Consulenti del Lavoro consigliano di inserire in nota la dicitura “ricostruzione per intervenuta abrogazione sentenza Corte Costituzionale 70/2015, dell’articolo 24, comma 25, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201“. A questo punto si attende la risposta INPS. Nel caso in cui non arrivi entro 120 giorni, si presenta il ricorso. Tuttavia, questo iter sembra applicarsi solo ad uno scenario che non prevede il suddetto decreto del Governo che stabilisca le regole secondo le quali rimborsare, come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale ormai operativa, i pensionati a cui è stata bloccata l’indicizzazione pensioni negli anni 2012 e 2013 per effetto del Dl 201/2011. Diversamente, una volta emanato il decreto del Governo, si può prevedere che l’INPS emetta una circolare applicativa per spiegare con precisione ai pensionati che cosa devono fare, o comunque come funzioneranno i rimborsi, con tutta probabilità automatici.