Nel 2010 il bilancio della crisi sulle Pmi italiane è stato fortemente negativo. Più di 11mila aziende hanno dovuto dichiarare il fallimento, con una crescita del 20% rispetto alla rilevazione dell’anno precedente. Sono stati circa 3.400 le procedure fallimentari registrati da Cerved Group, che ha reso noto il dato chiudendo il computo dello scorso anno.
Si tratta del valore più alto dal 2006, anche se nella parte finale dell’anno si sono notati alcuni segnali di ripresa.
Il comparto più duramente colpito è quello dell’Industria che, tra le sue fila, ha perso più di 5mila imprese, registrando un tasso di insolvenza del 45,2. Molto male anche il settore Mezzi di trasporto, con insolvenza pari a 87, insieme a quello della gomma e della plastica (83), dell’industria calzaturiera (71) e della meccanica (63).
Dal punto di vista territoriale il numero più elevato di fallimenti riguarda il Nord Ovest, con un tasso del 21,5% in termini di crescita delle procedure, seguito dal centro, che raggiunge il 20,9%. Poco indietro il Nord Est, con il 18,4% e il Sud, con il 17,4%.
L’unica flebile speranza per gli analisti deriva dalla riduzione registrata nell’ultima parte del 2010, che – secondo l’amministratore delegato di Cerved Group Gianandrea De Bernardis – «potrebbe suggerire un’inversione di tendenza nei prossimi mesi, anche in relazione all’aumento meno forte dei concordati preventivi, uno strumento che, rispetto all’istituto fallimentare, è utilizzato in una fase in cui la crisi dell’impresa è in uno stadio meno avanzato».
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