Atteso per oggi il nuovo round tra Governo e parti sociali sulla riforma del lavoro.
«Un’ampia riforma del mercato del lavoro» l’ha definita il ministro del Welfare Elsa Fornero, che verrà definita grazie ad un «aperto e serio confronto» con imprese e sindacati. Il nuovo capitolo della riforma del lavoro in esame riguarda ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro.
L’obiettivo è di arrivare ad una profonda revisione degli ammortizzatori sociali, che possa passare anche attraverso un ampliamento della platea dei potenziali beneficiari.
Ma il ministro ribadisce: la riforma degli ammortizzatori sociali conterrà misure che non troveranno immediata applicazione «è impensabile» ha dichiarato Fornero.
Comunque la cassa integrazione non sembra essere a rischio visto che, a detta di Elsa Fornero, «il Governo non intende assolutamente mettere in discussione il ricorso alla cassa integrazione guadagni, anche in deroga, per l’anno corrente, considerato l’attuale, grave, periodo di crisi occupazionale e produttiva» che stanno vivendo le imprese italiane, Pmi in primis.
Focus poi anche sulle donne, non solo per estendere alle società pubbliche le regole sulle quote rosa previste imposte alle società quotate, ma anche l’innalzamento del numero di donne presenti nei board delle società quotate portandole dall’8% al 30% e «rapidamente», pena la loro decadenza.
Sempre in ottica dei diritti delle donne sul lavoro e più nello specifico per la conciliazione dei tempi di lavoro e famiglia, Fornero ha sottolineato il proprio «fermo convincimento che, al netto di ogni considerazione economica, non si possa non considerare la maternità obbligatoria come un diritto irrinunciabile, un principio di civiltà».
E nell’incontro dei giorni scorsi con le Pmi, rappresentate da Rete imprese Italia, si è parlato di flessibilità, costo degli ammortizzatori sociali, reintegro dei licenziati, ovvero articolo 18, ma anche di contratti.
E proprio sul fronte della riforma contrattuale e sulla volontà del Governo di aumentare il costo per le imprese dei cosiddetti contratti atipici, le Pmi hanno manifestato il proprio dissenso. A spiegare il punto di vista delle piccole aziende è il rappresentante di Rete imprese, Mauro Bussoni: «sarebbe un errore aumentare i costi dei contratti a tempo determinato. Servono invece meno costi in ingresso e un premio per chi stabilizza i lavoratori».
C’è poi la questione legata ai contratti di apprendistato, ritenuti un valido contributo all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Proprio per questo Confesercenti si è dichiarata contraria alla «burocratizzazione» di questo istituti e anche Rete imprese sembra essere sulla stessa linea di pensiero.
Anche il Governo intende puntare molto sull’apprendistato, ma con un punto fermo: limitare l’abuso di questo strumento, deve «rappresentare una vera occasione di formazione per i giovani e non prevalentemente uno strumento di flessibilità in entrata», ha spiegato Fornero. E allo scopo potrebbero arrivare anche agevolazioni per le imprese e l’allungamento dell’apprendistato a quattro anni.