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TFR in busta paga, anticipo fino al 2018

di Barbara Weisz

Pubblicato 8 Febbraio 2017
Aggiornato 9 Febbraio 2017 09:40

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Anticipo in busta paga della quota maturanda di TFR: domanda, requisiti, tassazione e scadenze a confronto rispetto all'anticipo della quota già maturata.

I dipendenti del privato possono chiedere fino al 30 giugno 2018 l’anticipo del TFR in busta paga, opzione poco frequentata (adesioni sotto il 5%) introdotta dalla Legge di Stabilità 2015. Lo strumento, pensato come misura espansiva in un momento di bassi consumi, evidentemente non è apprezzato: a sfavore va la tassazione sull’anticipo (IRPEF piena), rispetto a quella separata del trattamento goduto a fine rapporto.

=> TFR in busta paga: guida ai pro e contro

Anticipo

Ma come funziona l’anticipo TFR in busta paga (comma 26, articolo 1, legge 190/2014)?  Utilizzabile da marzo 2015, riguarda il settore privato esclusi i lavoratori domestici e l’Agricoltura. Il rapporto di lavoro deve sussistere da almeno sei mesi e la richiesta va presentata al datore di lavoro. Una volta esercitata, l’opzione è irrevocabile fino al 30 giugno 2018. L’anticipo riguarda la quota maturanda di TFR compresa quella eventualmente destinata a una forma pensionistica complementare. Il versamento inizia dal mese successivo a quello della richiesta.

=> TFR in busta paga: istruzioni operative

  • L’anticipo riguarda solo la quota maturanda di TFR, che non viene accantonata ma versata insieme allo stipendio.
  • La quota maturata in passato può essere richiesta senza limiti di tempo con i requisiti standard: almeno 8 anni di anzianità aziendale, motivazioni particolari (es.: mutuo casa) e importo massimo pari al 74% del TFR accumulato.

Tassazione

La somma corrisposta in busta paga è soggetta a normale tassazione IRPEF ordinaria: dal punto di vista fiscale, quindi, c’è uno svantaggio rispetto al TFR pieno (tassazione separata). Da sottolineare anche che il TFR così corrisposto comporta un reddito più alto, ad esempio ai fini ISEE, incidendo quindi su prestazioni come gli assegni familiari. Non si calcola invece nel reddito complessivo per il diritto agli 80 euro in busta paga, ed è escluso da contribuzione previdenziale.

Costi azienda

Per far fronte a eventuali problemi di liquidità che l’anticipo TFR può rappresentare per il datore di lavoro, le imprese sotto i 50 dipendenti possono chiedere un finanziamento bancario agevolato: lo prevede la legge (comma 29) e c’è una specifica convenzione con l’ABI. Il meccanismo prevede che l’istituto finanziario anticipi al datore di lavoro la quota di TFR che finisce in busta paga; il prestito è restituito nel momento in cui termina il rapporto di lavoro. In questo caso, sono più lunghi i tempi di attesa per il lavoratore che fa richiesta: il versamento del TFR in busta paga inizia a partire dal quarto mese dalla richiesta.