«Noi andiamo a colpire 230mila persone, su una platea di 16 milioni di pensionati», quindi poche persone, che hanno trattamenti alti e quindi «in qualche modo possono permetterselo»: così il presidente dell’INPS, Tito Boeri, risponde alle critiche, che stanno arrivando da più parti, sulla sua proposta di Riforma Pensioni INPS in tema di flessibilità in uscita. Si tratta dell’ipotesi di tagliare i vitalizi e le pensioni superiori agli 80-85mila euro annui, per riconoscere un reddito minimo ai disoccupati sopra i 55 anni e altre misure di redistribuzione all’interno del sistema previdenziale.
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Lo stesso Governo ha già espresso perplessità su questa impostazione, su cui però Boeri insiste: «non cambieremo le proposte». Il manager prosegue poi analizzando l’impostazione del sistema previdenziale italiano. Fra i punti maggiormente critici, il fatto che siano spesso stati cambiati meccanismi di indicizzazione (dieci volte in 24 anni), e norme. Boeri ritiene che quindi si debba fare una riforma definitiva, all’insegna di una maggior equità, e che renda il sistema previdenziale più sostenibile.
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Infine, c’è una risposta anche ai risultati dell’edizione 2015 del Global Pension Index di Mercer, che ha piazzato l’Italia al 20esimo posto, su 25 paesi analizzati, con una retrocessione di un punto rispetto al 19esimo posto dello scorso anno. «Quelli che hanno fatto questo studio dovrebbero spiegarci perché in altri Paesi stanno imitando il nostro sistema», risponde.
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Al di là delle polemiche, per sapere quali decisioni verrranno prese in materia di riforma previdenziale bisogna attendere il 2016 (c’è un ordine del giorno approvato in Senato che impegna il Governo in questo senso): in Legge di Stabilità ci sono già alcune novità in materia di Opzione Donne, estesa a tutto il 2015, esodati, no tax area, e c’è anche una forma di part-time per la pensione per chi ha almeno 63 anni. Nel passaggio al Senato, poche le modifiche al capitolo pensioni, rinviate al dibattito alla Camera, che inizierà la prossima settimana.