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PMI Rinnovabili: nuova tassa IRES nel Decreto Fare

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 26 Giugno 2013
Aggiornato 14 Novembre 2013 14:14

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Nel testo ufficiale del Decreto Fare arriva l'addizionale IRES per le PMI delle Rinnovabili: i dettagli della Robin Tax e le ricadute negative per il settore.

Con il Decreto Fare (decreto legge n.69/2013) arriva un nuovo pesante colpo al mondo delle Rinnovabili: l’addizionale IRES, finora applicata solo alle grandi imprese, peserà anche sulle PMI.

La Robin Tax è stata inserita nella versione definitiva del Decreto in Gazzetta Ufficiale, estendendola anche alle PMI energetiche.

Scarica il testo definitivo del Decreto Fare

Un aggravio d’imposta sulle imprese che producono energia, che rischia di affossare ulteriormente il mondo del Fotovoltaico e delle fonti rinnovabili in generale.

L’estensione dell’addizionale IRES ai piccoli impianti da fonte rinnovabile non era presente nel testo del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri del 15 giugno (leggi i dettagli).

L’articolo 5 del Decreto Fare prevede che a pagare la tassa IRES siano anche i produttori di energia rinnovabile con un fatturato di almeno 3 milioni di euro annui (invece dei precedenti 10 milioni) e profitti di almeno 300mila euro lordi (invece di 3 milioni):

«Al comma 16 dell’articolo 81 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, le parole: volume di ricavi superiore a 10 milioni di euro e un reddito imponibile superiore a 1 milione di euro sono sostituite dalle seguenti: volume di ricavi superiore a 3 milioni di euro e un reddito imponibile superiore a 300 mila euro».

Un range nel quale rientreranno gran parte degli impianti fotovoltaici, a partire dai 300 kW di potenza, installati sul territorio nazionale dalle imprese di un settore già messo duramente alla prova.

=> Leggi di più sul Fotovoltaico

La tassa, ovvero l’addizionale sul reddito delle società del comparto, sarà pari al 10,3% per il 2013, per poi scendere al 6,5% nel 2014, producendo un gettito totale di 150 milioni di euro nel 2015, più altri 75 milioni nel 2016.

Il tutto con l’obiettivo dichiarato di voler alleggerire i costi delle bollette energetiche, riducendo le componenti A2.