Per i nuovi soggetti che vogliono mettersi alla prova realizzando le proprie idee imprenditoriali lo scoglio maggiore resta quello dei finanziamenti, visto che passare dai propositi ai fatti comporta spese da affrontare subito e che potranno essere ammortizzate solo col tempo. Per far fronte a questa necessità sono molti gli aiuti alle start-up: finanziamenti privati e pubblici, erogati da istituzioni internazionali, nazionali o regionali.
Autoimpiego
L’autoimpiego consente, attraverso prestiti d’onore e bonus, il finanziamento di programmi di spesa per una cifra non superiore a 25.823 euro o, nel caso di una microimpresa, un investimento che non superi i 129mila euro. Parliamo di misure a sostegno della costituzione e dell’avvio di piccole attività imprenditoriali, anche in forma associativa, da parte di disoccupati o persone in cerca di prima occupazione attraverso iniziative di lavoro autonomo, microimpresa o franchising.
Questa tipologia di finanziamenti viene distribuita attraverso tre diverse modalità:
- contributi a fondo perduto,
- mutui agevolati,
- servizi di assistenza tecnica.
Come conferma Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa), la crisi ha moltiplicato le domande di fondi per l’autoimpiego (+30% di richieste di contributi e prestiti nel 2010 rispetto al 2009), con un trend solito per tutto il primo semestre del 2011: oltre 4.500 domande sottoposte a valutazione, circa mille proposte già finanziate e 60 milioni di euro in investimenti ammessi.
L’80% delle domande proviene dal Mezzogiorno, anche se è il Nord-Est a realizzare la crescita maggiore con un indice del 114% nel 2010 rispetto al 2009, seguito dal Centro con un +46%. Le attività più gettonate sono quelle turistico-culturali (33% degli investimenti), manifatturiere, artigianali, servizi alla persona, commercio e servizi alle Pmi.
Autoimprenditorialità
Oltre all’autoimpiego esistono interventi atti a favorire le start-up attraverso l’autoimprenditorialità, destinati alle imprese guidate da under35, meglio se residenti in un’area svantaggiata. Nel 2010 sono state finanziate circa 30 imprese con fondi per 32 milioni di euro. Si possono finanziare le aziende che rispondono ai requisiti prima indicati sia attraverso un mutuo a fondo perduto che un mutuo a tasso agevolato, in grado di coprire l’80-90% della spesa se l’azienda insiste su una delle aree svantaggiate, il 60-70% se invece l’azienda non risiede su una di queste.
In ogni caso la spesa non deve superare i 2,5 milioni di euro per il settore della produzione di beni e servizi anche di natura agricola, invece per la produzione di servizi e per le cooperative sociali di nuova fondazione la somma è ridotta a 516 mila euro (268 mila per le cooperative sociali già esistenti).
Fondi UE
Numerose le modalità per l’accesso agli aiuti. Se guardiamo all’orizzonte europeo è opportuno sottolineare lo strumento realizzato dall’Unione per finanziare i disoccupati che hanno intenzione di avviare una piccola impresa, o le piccole imprese già avviate con massimo 10 dipendenti e fatturato complessivo che non superi i 200 milioni di euro: l’EPMF (European Progress Microfinance Facility), che mette a disposizione un totale di 100 milioni di euro per singoli prestiti fino a 25mila. Per accedere ai fondi è necessario rivolgersi a una banca, un istituto di credito o di garanzia accreditati.
Pensa invece alle Pmi il FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti): promuove l’accesso al credito per avviare una piccola o media impresa o effettuare investimenti in innovazione. Anche in questo caso è necessario rivolgersi a intermediari individuati per ogni stato membro (qui la lista per l’Italia).
Anche parte del FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) viene rivolto alle Pmi per quanto indirettamente passando attraverso le Regioni che, insieme al FEI, elaborano appositi strumenti (prodotti finanziari quali capitali a rischi, garanzie e microcrediti) secondo l’iniziativa Jeremie nata per facilitare l’accesso ai fondi regionali da parte delle Pmi.
Contributi statali
Anche a livello nazionale esistono numerose agevolazioni, disciplinate dal Dlgs. N. 185 del 2000 e gestite proprio da Invitalia.
Autoimprenditorialità: gli aiuti sono rivolti a nuove imprese o ampliamenti di aziende che operano nei settori di erogazione di servizi quali beni culturali, turismo, manutenzione opere civili e industriali, innovazione tecnologica, agricoltura, ma anche a cooperative di tipo b (nelle quali cioè i soggetti svantaggiati sono il 30% dei lavoratori soci). Requisito è che le imprese richiedenti siano società e cooperative, quindi non ditte individuali, e che siano costituite per la maggior parte da soggetti di età compresa tra i 18 e i 35 anni.
Gli aiuti per ampliamenti possono essere richiesti solo da imprese operative da tre anni prima dell’invio della domanda, e che siano in possesso dei requisiti indicati in precedenza da almeno due anni prima; se l’azienda opera nel settore della produzione di beni e servizi l’importo non potrà superare i 2,582 milioni di euro, se invece produce servizi o è una cooperativa sociale di nuova costituzione l’importo di riduce a 516 mila euro (258 mila se la cooperativa è già esistente).
Anche la gestione dell’azienda nella fase di avvio è finanziata con un contributo a fondo perduto concesso in regime di de minimis (aiuti di importo limitato non soggetti alla notifica alla Commissione Europea, in base ai quali ogni beneficiario potrà ottenere fino a 200 mila euro, 100 mila se si tratta di trasporti, nell’arco di tre esercizi finanziari).
Autoimpiego: misure per l’avvio di piccole imprese da parte di disoccupati o inoccupati attraverso iniziative di lavoro autonomo, microimpresa e franchising.
Requisiti
Persone fisiche: richiesti sono maggiore età, residenza da almeno sei mesi nel territorio nazionale (o alla data 1 gennaio 2000), e stato di non occupazione. I programmi di spesa non devono superare i 25.823 euro e non devono riguardare la produzione primaria di prodotti agricoli, perca e acquacoltura.
Società di persone: che siano di nuova costituzione, che non abbiano fini mutualistici, in cui almeno la metà dei soci sia in possesso dei medesimi requisiti richiesti nel caso precedente in merito ad età, residenza e occupazione. In questa ipotesi il programma di spesa non potrà superare i 129.114 euro e l ‘ attività non potrà riguardare il commercio.
Ditte individuali, società di persone e capitali: con i requisiti richiesti nei precedenti due punti, le iniziative possono riguardare esclusivamente la commercializzazione di beni e servizi attraverso la modalità del franchising e il franchisor deve essere convenzionato con Invitalia (la lista dei convenzionati è consultabile all’indirizzo www.invitalia.it).
Programmi e aiuti
Invitalia gestisce anche programmi dedicati a particolari situazioni di disagio quali le aree industriali in crisi, regolamentate dalla legge 181 del 1989, che consente il sostegno alla costituzione di nuove imprese o l’ampliamento, ristrutturazione e riconversione di quelle già esistenti e insistenti su uno dei comuni individuati nella delibera Cipi del 13 ottobre 1989, formulata in seguito alla crisi della siderurgia, o su altre aree in cui è stata ravvisata la presenza di uno stato di emergenza (vedere il sito di Invitalia per l’elenco completo). In questo caso è possibile per le imprese operanti nei settori dell’estrazione di minerali, del manifatturiero, della produzione di energia elettrica e di attività di servizi alle imprese presentare programmi di sviluppo.
La concessione degli aiuti, che possono essere in conto capitale, finanziamenti agevolati, o nel caso di imprese del Sud anche finanziamenti agevolati ulteriori per fabbisogni residui, avviene a patto che Invitalia partecipi temporaneamente nel capitale dell’impresa per una quota non superiore al 30%, senza naturalmente assumere responsabilità circa la gestione dell’azienda. A sua volta l’azienda dovrà partecipare con risorse proprie per una cifra non inferiore al 30% degli investimenti fissi realizzati.
Il contributo a fondo perduto copre al massimo il 25% della spesa per le aziende del Centro-Nord e il 40% per quelle del Sud, mentre il tasso di interesse per i finanziamenti agevolati è il 36% del tasso di riferimento.
Pmi femminili
Particolare attenzione è dedicata dal sistema nazionale degli aiuti alle Pmi guidate da donne, regolamentati dalla legge 215/92. I sussidi alle nuove imprenditrici sono rese più agevoli grazie al Regolamento generale di esenzione sugli aiuti di stato (Gber): è possibile richiedere agevolazioni fino a un milione di euro per i primi cinque anni di attività al fine di coprire un tetto massimo del 15% dei costi da parte delle imprese il cui capitale sia detenuto al 51% da donne.
Fino ad oggi le risorse riservate all’imprenditoria femminile hanno raggiunto la somma di 598 milioni di euro, ma il Governo intende riconsiderare la modalità di concessione dei finanziamenti, ponendo maggiore attenzione alle aree che richiedono un sostegno maggiore, come si evince da “Italia 2020, programma di azioni per l ‘ inclusione delle donne nel mercato del lavoro” sottoscritto dal ministero delle Pari opportunità e dal ministero del Lavoro nel 2009.